Partito dei dinosauri. La raccolta di D’Alema è già naufragata. E Bersani frena sulla scissione

D’Alema sta corteggiando il presidente della Puglia, Michele Emiliano, visto come l’unico avversario del segretario in grado di intercettare consenso nel Pd

In questo clima di nostalgico ritorno al passato, non poteva mancare un grande classico: il fantasma della scissione a sinistra. Solo che questa volta lo spettro sta prendendo forma con un altro déjà vu: Massimo D’Alema in cabina di regia per azzoppare il leader in carica del centrosinistra. Insomma, il salto all’indietro sta per completarsi con la nascita del Partito dei Dinosauri. L’ex ministro degli Esteri sta infatti chiamando a raccolta l’armata dei diessini, reduce dal ridimensionamento subito nel Partito democratico, tutto a trazione Margherita con i rutelliani approdati ai ruolo di comando diffondendo il verbo di Matteo Renzi. E in particolare D’Alema sta corteggiando il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, visto come l’unico avversario del segretario in grado di intercettare consenso nel Pd. Ed, eventualmente, anche al di fuori, specie tra i delusi che votano 5 Stelle.

Freddezza– Ma all’appello dalemiano manca la risposta affermativa di un altro peso massimo della sinistra: Pier Luigi Bersani. Sull’ipotesi di scissione si è limitato a dire: “Non minaccio nulla e non garantisco nulla”. Insomma, ha lasciato una porticina aperta a ogni eventualità, ma al momento ha preferito non saltare sul carro di D’Alema. L’ex segretario ha quindi spostato l’attenzione sulla prosecuzione del Governo Gentiloni: “C’è un piccolo oggetto che si chiama Italia. Io solleverò delle questioni su questo oggetto qui. Poi ascolterò la risposta e mi regolerò”. Più che allo scontro interno lo sguardo è rivolto a Palazzo Chigi. Anche l’ex capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, candidato alla segreteria sostenuto dalla minoranza dem, ha evitato fughe in avanti: per ora continua a condurre la battaglia all’interno del partito. E si è ben guardato dal pronunciare la parola scissione. Un altro bersaniano di ferro, il deputato veneto Davide Zoggia, è invece sembrato più possibilista. “C’è un popolo del centrosinistra smarrito, che non ha punti di riferimento o non crede più in quelli che ha, e che necessita di essere riunito attorno ad un progetto politico”, ha detto.

Manovra – D’Alema ha avviato i contatti con i vecchi compagni, molti dei quali hanno animato i comitati per il “No”. Da Guido Calvi a Cesare Salvi, si tratta di dirigenti tutti in auge all’epoca diessina. Ma che oggi non hanno molto appeal. Per questo c’è stato un avvicinamento a parte della minoranza dem e di Sinistra italiana, sull’orlo di una crisi di nervi tra i favorevoli al dialogo con il Pd e quelli che vogliono essere alternativi senza se e senza ma. Da quel mare il “Líder Máximo” può fare una buona pesca: pure per questo si è detto convinto che una lista a sinistra del Pd potrebbe arrivare al 10% dei voti, diventando fondamentale negli equilibri del prossimo Parlamento soprattutto con una legge elettorale proporzionale. L’obiettivo è di farsi trovare pronti per giugno, il mese in cui i renziani – su mandato del leader – hanno spiegato di voler votare. Nel caso in cui la tentazione elettorale dovesse sgonfiarsi, proseguirà il logoramento interno. Una specialità della casa, come sanno altri ex leader. Da Romano Prodi a Walter Veltroni.

Twitter: @SteI