Precari sedotti e abbandonati. L’eredità della scuola di Bussetti. Stabilizzazioni a rischio con la crisi aperta dalla Lega. Il decreto congelato dopo lo strappo voluto da Salvini

I docenti precari non si arrendono e sperano ancora che quel decreto, approvato “salvo intese” in Consiglio dei Ministri nei primi giorni di agosto, sia pubblicato presto in Gazzetta Ufficiale. Così ieri sono scesi in piazza a Montecitorio, in rappresentanza dei circa 79mila insegnanti che in tutta Italia attendevano una stabilizzazione per l’inizio dell’anno scolastico. Durante la protesta è stato ricordato l’accordo del 24 aprile scorso, firmato sia dall’ex ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, che dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

CORSA CONTRO IL TEMPO. Il decreto legge, lasciato in sospeso dal governo giallo-verde, prevedeva delle misure fondamentali per il mondo della Scuola: il Pas, un Percorso formativo abilitante straordinario per circa 55mila docenti delle scuole medie e superiori con almeno 36 mesi di servizio; un concorso facilitato per altri 24 mila precari che abbiano svolto lezioni per un anno e mezzo. Le principali sigle sindacali (Flc Cgil, Cisl, UIl, Snals Confals e Gilda), che negli ultimi mesi si sono battute per trovare una soluzione, i primi di agosto avevano già minacciato uno sciopero generale da fare in autunno qualora non si fosse risolta la situazione.

Nei giorni scorsi, un appello per il ripescaggio del decreto era arrivato dalla Gilda degli Insegnanti: “Con la mancata pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto precari – aveva spiegato il coordinatore nazionale, Rino Di Meglio – si getta alle ortiche un’occasione importante per stabilizzare migliaia di docenti, che da anni lavorano nelle nostre scuole con contratti a termine, e si tradiscono le loro legittime aspettative. Nonostante il cambio di esecutivo, ci auguriamo che Giuseppe Conte, al quale è stata affidata nuovamente la guida del governo, mantenga fede all’impegno assunto con i sindacati quattro mesi fa e concretizzatosi con il decreto legge licenziato il 6 agosto scorso dal consiglio dei Ministri con la formula salvo intese”.

GOVERNO AVVISATO. Pronta a dare battaglia anche l’Anief. “Devono essere progressivamente immessi in ruolo tutti coloro che hanno superato i 36 mesi di supplenze, come dice l’Ue da vent’anni, anche riaprendo le Gae e utilizzando al meglio le graduatorie derivanti dai concorsi (Gm e Gmre). Per le graduatorie di merito dei concorsi ordinari e straordinari, invece, è necessario sbloccare, a domanda, le assunzioni a livello nazionale anche su altre regioni. Invece, in Italia il nuovo anno scolastico inizia nel peggiore dei modi: con 20 mila posti su quota 100 che potevano essere dati in ruolo; ancora di più avanzati dalle assunzioni andate deserte per colpa della cattiva gestione del reclutamento e un numero inaudito di supplenze annuali”, taglia corto il presidente, Marcello Pacifico.

Per l’Anief non è possibile ricorrere a quasi 200mila supplenze annuali e poi avere tantissimi docenti precari arruolabili e invece lasciati ai margini perché così lo Stato continua a lucrare sui mesi estivi, sulle ricostruzioni di carriera e sugli stipendi fermi al minimo. Con la beffa finale di assistere poi all’assegnazione di supplenti fuori graduatoria, attraverso le cosiddette Mad. Il giovane sindacato ha già detto che tra i colpevoli di questa situazione c’è sicuramente il ministro Bussetti, che infatti nessuno rimpiangerà. “Con l’avvio di questo nuovo Governo giallorosso – conclude Pacifico, la nostra speranza è che si volti pagina, dimostrando con i fatti di volere assorbire chi da anni porta avanti a testa china la didattica con compensi da fame e senza prospettiva”.