Sanzioni più dure per chi viola le restrizioni anti contagio. Da Palazzo Chigi un nuovo decreto per fermare l’epidemia di Coronavirus

Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi un nuovo decreto-legge (qui una sintesi) che introduce sanzioni più dure per chi viola le restrizione anti contagio adottate dal Governo per arrestare l’epidemia da Coronavirus. Il testo uniforma, inoltre, il quadro normativo finora varato assorbendo i precedenti Dpcm. Chi non rispetterà le misure di contenimento “è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 400 a euro 3.000”. E’ prevista, inoltre, la “chiusura dell’esercizio o dell’attività da 5 a 30 giorni” se si violano gli obblighi previsti per le attività commerciali.

Le Regioni potranno adottare o sospendere le misure anti contagio sul loro territorio ma dovranno comunicarlo, entro 24 ore, al Governo e perderanno efficacia dopo 7 giorni. Il nuovo decreto mira a regolare i rapporti tra governo ed enti locali nella gestione dell’emergenza Coronavirus. Anche i sindaci potranno adottare o sospendere le misure restrittive per 7 giorni, previa comunicazione alla Regione, ma non potranno emanare ordinanze in contrasto con le misure statali.

Il decreto individua 28 ambiti entro i quali potranno essere stabilite restrizioni per combattere l’epidemia del virus Covid-19 da attuare “secondo criteri di adeguatezza specifica e principi di proporzionalità al rischio effettivamente presente su specifiche parti ovvero sull’intero territorio nazionale”. Tra le voci compaiono la possibilità di chiudere negozi, bar ristoranti, le attività produttive, gli uffici della P.A. ricorrendo allo smart working. Ci sono poi le limitazioni ai movimenti, sia dall’abitazione per chi è in quarantena (divieto assoluto) sia dai Comuni di residenza o anche, come fatto di recente da alcuni governatori e nel weekend dal governo, dai territori regionali o comunali. Si possono chiudere strade e parchi, oltre che scuole, teatri, cinema, musei, chiese, palestre e parchi.

“Abbiamo deliberato – ha spiegato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel corso di una conferenza stampa – l’adozione di un decreto legge che riordina la disciplina anche dei provvedimenti che stiamo adottando in questa fase emergenziale. Il nostro assetto non prevedeva un’emergenza di questo tipo. Con questo decreto legge abbiamo regolamentato più puntualmente e in modo più trasparente i rapporti tra l’attività del governo e del Parlamento. Prevediamo che ogni iniziativa venga trasmessa ai presidenti delle Camere e che io vada a riferire ogni 15 giorni”.

“Abbiamo introdotto – ha aggiunto il presidente del Consiglio – una multa che va dai 400 euro ai 3 mila euro, alla sanzione attualmente prevista si sostituisce questa multa. Abbiamo regolamentato anche in modo lineare i rapporti tra gli interventi del governo e le regioni, i presidenti delle regioni e province autonome possono adottare anche misure restrittive e se nel caso più severe ovviamente rimane la funzione di coordinamento del governo. Si è creata discussione sul fatto che l’emergenza sarebbe stata prorogata fino al 31 luglio 2020: nulla di vero, assolutamente no. A fine gennaio abbiamo deliberato lo stato di emergenza nazionale, un attimo dopo che l’Oms ha decretato l’emergenza un’epidemia globale. L’emergenza è stata dichiarata fino al 31 luglio. Non significa che le misure restrittive saranno prorogate fino al 31 luglio”.

“Siamo pronti in qualsiasi momento – ha aggiunto il premier – e ci auguriamo prestissimo di allentare la morsa delle misure restrittive e superarle. E’ una prova durissima ci renderà migliori. Ognuno di noi sta riflettendo sulla propria vita e sulla scala di valori e questa è un’occasione per fermarsi per fare riflessioni che uno con il tran tran frenetico non riesce a fare. Ne approfitteremo per trarne il giusto insegnamento”.