Alta velocità e riforma delle regioni. Senza intesa salta tutto. Salvini sale sul Tav per avere il federalismo

Salvini non si fida dell'analisi costi-benefici ma deve cedere al M5S

Indispensabili. Movimento 5 stelle e Lega non possono prescindere l’uno dall’altra. E le partite incrociate di Tav e Autonomie rivelano ancora una volta come Matteo Salvini e Luigi Di Maio dovranno sostenersi a vicenda, facendo un passo indietro su un fronte per farne uno in avanti sull’altro che più interessa. Ecco perché, contrariamente a quello che si pensi, il capitolo Alta Velocità è legato a doppia mandata a quello del federalismo. Eppure ieri il vicepremier leghista ha preso una netta posizione sull’analisi costi-benefici che, dopo giorni ad aver dichiarato di non averla ancora letta, ha finalmente analizzato: “Non mi ha convinto“, ha detto a margine della presentazione del rapporto sulle Agromafie di Coldiretti.

“Più veloci viaggiano le merci e le persone e meglio è”, ha aggiunto ribadendo quello che la Lega dice da mesi. Di fatto nell’esecutivo continua il muro contro muro. Il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, intervistato da Radio InBlu, ha ribadito che l’analisi “è enormemente negativa. Nessuno deve contestare quella relazione, perché è l’unica relazione scientifica fatta da economisti dei trasporti”. Il dibattito, dunque, è in corso e solo il tempo ci dirà come andrà a finire. Lo stesso Giuseppe Conte, d’altronde, ha detto che a giorni il governo deciderà il da farsi dopo un’ampia discussione tra le parti. Giorni che potrebbero diventare settimane e, chissà, mesi, dato che a nessuna delle due forze conviene di fatto pronunciarsi prima delle elezioni europee.

Quel che si nasconde al di là delle parole e dei temporeggiamenti, però, è una partita a scacchi tra due forze politiche che non possono recedere sui propri cavalli di battaglia. Partiamo dalla Lega: tema di scontro con i 5 stelle è quello delle Autonomie. E Salvini sa bene che senza voti pentastellati difficilmente potrà portare a casa la riforma tanto cara a Luca Zaia, Attilio Fontana e agli imprenditori del Nord. Fratelli d’Italia e Forza Italia, però, già hanno fatto sapere che voteranno contro la riforma Stefani. Per Fabio Rampelli altro non è che “una secessione dolce”; ancora più dura Mara Carfagna per la quale c’è il rischio che “l’Autonomia di alcune regioni rischia di essere una forzatura inaccettabile dell’unità nazionale e dei diritti dei cittadini”.

Sulla stessa linea anche il Pd che con Maurizio Martina chiarisce: “Non accetteremo forzature”. È evidente, dunque, che per far passare la riforma federalista l’unica possibilità per la Lega è far cedere i Cinque stelle. Possibile, essendo colleghi di maggioranza. Ma a precise condizioni che rispondono al nome di “Tav”. È molto probabile, in altre parole, che i Cinque stelle concedano margini sul capitolo Autonomie, ma a patto che la Lega faccia altrettanto sull’Alta Velocità e rinunci a ogni pretesa di realizzazione dell’opera.

E anche in questo caso il passaggio è fondamentale: come documentato ieri da La Notizia, affinché si dica no all’opera è necessario un passaggio parlamentare (trattandosi di legge che recepisce un trattato tra Stati). Come si sa, la pattuglia schierata contro i Cinque stelle annovera Pd, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega. L’unica speranza per Toninelli, Di Maio & C. è fare in modo che il Carroccio si sfili dal fronte del Sì al Tav. Di Maio e Salvini ne sono coscienti: il do ut des è l’unica soluzione per sbrogliare la complicata matassa.