Siri, Fontana e gli altri. Salvini travolto dalla tempesta giudiziaria. L’ultimo grattacapo che preoccupa la Lega è l’inchiesta dei pm di Milano per autoriciclaggio sull’ex sottosegretario

È proprio il caso di dirlo, per Matteo Salvini e la Lega non è un bel momento. Ad impensierire il Carroccio non c’è solo la trattativa all’hotel Metropol di Mosca ma una serie di inchieste, più o meno grandi, e scandali che non fanno presagire nulla di buono. Del resto con la crescita incontrollata del partito di via Bellerio che ha ormai abbandonato le sue velleità nordiste per abbracciare l’intero Paese, da Nord a Sud i grattacapi giudiziari si sono realmente moltiplicati. A stupire, però, è che quella messa peggio sembra essere proprio la roccaforte lombarda in cui a maggio è deflagrato lo scandalo della tangentopoli milanese.

Un maxi giro di corruzione che tra i tanti ha coinvolto anche il governatore leghista Attilio Fontana accusato di abuso d’ufficio in relazione alla nomina di un suo ex socio di studio. Fatti per i quali il presidente di regione era stato sentito dai pm lo scorso 13 maggio quando aveva respinto al mittente tutte le contestazioni. Ma tra le grane maggiori ci sono soprattutto quelle relative all’ex sottosegretario Armando Siri. Il fedelissimo del Capitano, infatti, è indagato sia dalla Procura di Roma che da quella di Milano.

IL CASO DEI CASI. Nella Capitale gli viene contestata una corruzione da 30 mila euro che gli sarebbe stata promessa da Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia poi passato tra le fila del Carroccio in cui ricopriva il ruolo di consulente per l’energia, in cambio dell’approvazione di alcuni emendamenti sull’eolico in Sicilia che avrebbero favorito lo stesso Arata e il socio Vito Nicastri, quest’ultimo considerato vicino al boss Matteo Messina Denaro. A Milano, invece, il senatore leghista Siri è indagato per autoriciclaggio nell’ambito dell’acquisto di una palazzina a Bresso. All’ideologo della flat tax, per il quale mercoledì i pm hanno inviato una richiesta al Senato per ottenere il sequestro del suo pc, viene contestata la concessione di due mutui anomali da parte della Banca Agricola di San Marino. Vicende per le quali il senatore, ieri con un tweet, ha ribadito la propria estraneità e ha denunciato di subire “un’ingiusta tortura psicologica” da parte dei media.

ALTRE GRANE. A maggio, sempre in Lombardia, era stato arrestato pure il sindaco di Legnano, Gianbattista Fratus, accusato di turbata libertà degli incanti e corruzione elettorale. Una vicenda di nomine pilotate e bandi confezionati su misura per la quale lunedì è stata firmata la richiesta di giudizio immediato. Ma ad impensierire la Lega c’è anche uno degli spin off, quello sui presunti finanziamenti illeciti ai partiti, dell’inchiesta sullo Stadio della Roma. Qui ad esser stato coinvolto è il tesoriere della Lega, Giulio Centemero, nei confronti del quale i pm contestano una donazione sospetta da 250mila euro erogata da Luca Parnasi verso la fondazione Più Voci, legata al Carroccio. Tuttavia il partito di via Bellerio non se la passa meglio neanche al Sud Italia. Il 23 luglio, infatti, nel corso di un maxi blitz era stato arrestato Antonio Potenza, sindaco leghista di Apricena in provincia di Foggia. A lui i pubblici ministeri contestano pesanti accuse: concussione, peculato e abuso d’ufficio.

CONDANNE RECENTI. Tuttavia per la Lega i guai non sono finiti e la lista di chi, negli ultimi mesi, ha avuto problemi con la giustizia non è affatto breve. Infatti per lo scandalo rimborsopoli in Piemonte, al termine del processo di primo grado erano fioccate le condanne: 11 mesi per il capogruppo leghista a Montecitorio, Riccardo Molinari; 1 anno e 5 mesi per il membro della commissione Vigilanza Rai, Paolo Tiramani. In quello per le spese pazze in Lombardia, a gennaio era stato condannato il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo a 1 anno e 8 mesi per peculato. Ma la musica non era cambiata neanche nel caso, del tutto analogo al precedente, delle spese pazze in Liguria. Una vicenda che aveva creato molto clamore e che era costata il posto dell’ex sottosegretario del Carroccio Edoardo Rixi, condannato in primo grado a 3 anni e 5 mesi per peculato e falso. Vicenda che non si era limitata a lui perché aveva travolto anche il senatore leghista ed ex presidente del consiglio regionale Francesco Bruzzone, condannato a 2 anni e 10 mesi.