Strana scelta alla Reggia di Caserta. Bonisoli chiarisce, i dubbi restano. La selezione del direttore non convince i sindacati. Ancora top secret i verbali e i curricula dei candidati

La nomina a direttrice di Teresa Maffei alla Reggia di Caserta diventa un caso. Nonostante le parole del ministro della Cultura, Alberto Bonisoli. O, meglio, proprio per le sue parole. Ora, infatti, è l’Unadis, il sindacato che raccoglie i dirigenti dello Stato, a rivolgere ben dieci domande al ministro, su un concorso sul quale aleggiano ancora pesanti dubbi e poca trasparenza. La vicenda è nota ai più: circa una settimana fa era emersa la notizia secondo cui l’architetto scelto per la direzione della Reggia – la Maffei, appunto – non avrebbe ottenuto il punteggio più alto. Tutto nasceva dalla richiesta di annullamento in autotutela presentata dal professor Antonio Tarasco, nella quale si ricostruiva come lui avesse ottenuto 79 punti tra prima e seconda prova. Il punteggio più alto di tutti.

Eppure era stato escluso dalla terna. Alcuni giorni fa, dopo un’interrogazione presentata a riguardo dalla deputata leghista Cristina Patelli, è stato il ministro a prendere la parola e a sedare ogni dubbio: nessuna irregolarità nella nomina. “La procedura di selezione si è svolta in tre fasi distinte, con punteggi non cumulabili tra loro”, ha spiegato il ministro. In altre parole, dopo la selezione per curricula, sono stati presi in esame solo i punteggi conseguiti all’orale ai fini della terna poi consegnata allo stesso ministro. E in effetti i tre nomi della terna hanno raggiunto 20, a differenza del ricorrente che si è fermato a 17.

TANTE DOMANDE, POCHE RISPOSTE. Tutto regolare, dunque? I dubbi restano. Almeno, come detto, secondo l’Unadis. Che adesso chiede al ministro “se la supposta separazione delle tre fasi concorsuali sia contenuta nella normativa e quale essa sia”. Secondo il sindacato, infatti, sarebbe specificato nel bando soltanto che sarebbero stati inseriti nella terna “quei candidati che avranno conseguito il punteggio più elevato”. Senza alcun riferimento, dunque, ad azzeramenti tra prima e seconda prova. Senza dimenticare che, stranamente, alla prima prova, ininfluente ai fini della scelta finale, è attribuito un massimo di 80 punti, mentre alla prova orale ci si ferma solo a 20 punti. Ma c’è soprattutto una questione di trasparenza tirata in ballo dall’Unadis.

Se il punteggio preso in considerazione fosse stato solo quell’orale – “in maniera totalmente assurda e contraria ad ogni principio elementare di selezione concorsuale”, commenta il sindacato – perché di tale punteggio non c’è traccia? Domande che rivelano, come detto, una mancanza di trasparenza. Ma non è finita qui. Chiede ancora l’Unadis: “Perché il ministro Bonisoli non ha ancora reso pubblici tutti i verbali della commissione esaminatrice e tutti i curriculum dei candidati selezionati per i colloqui?”. Un dettaglio non da poco perché, secondo quanto risulta a La Notizia, qualche candidato scartato avrebbe fatto richiesta di accesso agli atti, ma sarebbe stata rigettata dal ministero per questione di privacy.

Ora, però, potrebbe essere lo stesso sindacato a fare accesso agli atti, qualora tutta la documentazione non venga resa disponibile. I dubbi, però, non finiscono qui e coinvolgono anche la commissione, formata “unicamente da tre storici dell’arte e da due archeologi, senza alcuna integrazione con dirigenti e magistrati pubblici”. Un vulnus che potrebbe aver influito sull’esame dei titoli dei candidati giuristi ed economisti (trattandosi, peraltro, di una nomina a direttore. Dunque a manager). Insomma, la vicenda-Reggia continuerà molto probabilmente a tenere banco. In attesa di consultare gli atti, una volta resi pubblici.