Striscioni contro Salvini. Dissenso vietato nel giorno del ricordo di Falcone. La Polizia all’entrata dell’aula bunker di Palermo ha controllato pure gli studenti

Agenti che bloccano i manifestanti, vigili del fuoco che con l’autoscala vanno a staccare lenzuola con scritte di protesta e ora persino investigatori della Digos impegnati a controllare che sugli striscioni degli studenti non vi siano offese a Matteo Salvini. Da giorni ormai ovunque si rechi il divisivo ministro dell’interno c’è un piccolo esercito schierato sul fronte dell’anti-dissenso.

Azioni che troppo spesso sembrano andare ben oltre la giusta tutela della sicurezza di un esponente del Governo e che sembrano rendere l’Italia un paese assai meno libero. Una limitazione che è apparsa piuttosto intollerabile ieri mattina quando la Digos appunto si è messa a fare verifiche pure sui ragazzi delle scuole all’entrata dell’aula bunker di Palermo. L’ennesima crepa che attorno alla figura del capo della Lega si è creata nel giorno della commemorazione della strage di Capaci e del ricordo dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

TENTATIVI DI DIFESA. Le critiche che subito si sono levate su quei controlli hanno irritato il capo della Polizia, che senza entrare nel merito di quanto accaduto nell’aula bunker ha parlato di altri striscioni rimossi. “Togliere uno striscione non da una strada ma da una piazza dove c’è un comizio – ha dichiarato Franco Gabrielli – non lo considero una limitazione della libertà di espressione. Non abbiamo mai dato direttive in senso repressivo e quando abbiamo capito che c’era un uso strumentale il ministro per primo ha dato disposizioni perché questa storia degli striscioni finisse”. Insistendo sul tema, durante un incontro con i giornalisti presso la caserma Lungaro, sempre il capo della Polizia ha poi aggiunto che la critica all’impiego dei suoi uomini nel contrastare chi dissente con il ministro dell’interno “comincia anche a essere sospetta”.

Più chiaramente: “Si vanno a cercare le situazioni più particolari, in alcuni casi inventandole di sana pianta e facendo credere che ci sia una attività repressiva del dissenso che per quanto mi riguarda è assolutamente priva di fondamento”. Insomma meglio tacere. Anche davanti alle verifiche sugli studenti che stavano entrando nell’aula bunker di Palermo, per rendere omaggio al giudice Falcone, e che si sono visti ispezionare gli striscioni per appurare che non fossero contro Salvini.

L’ALTRA CONTESTAZIONE. Ma del resto il giorno del ricordo di Capaci è stato caratterizzato anche da altre polemiche. La presenza del leader della Lega, come preannunciato, ha portato il presidente della Regione, Nello Musumeci, il sindaco Leoluca Orlando e il presidente dell’antimafia regionale, Claudio Fava, a disertare. Ieri lo stesso Salvini ha cercato di gettare acqua sul fuoco, sostenendo che la commemorazione di una strage come quella di Capaci non può dividere ed è fondamentale che tutti siano uniti nell’unico obiettivo di lottare contro le mafie. Operazione però che le esternazioni quotidiane del ministro rendono sempre più difficile e che fanno svanire l’unità nazionale anche su temi cruciali.