Sui migranti l’Italia dà lezione. Pure la Libia chiude alle Ong. Il Governo di Tripoli sposa il modello Salvini. Acque territoriali off limits: basta taxi del mare

La Libia sposa la dottrina di Matteo Salvini sul salvataggio dei migranti nelle sue acque territoriali

La Libia sposa la dottrina di Matteo Salvini sul salvataggio dei migranti nelle sue acque territoriali svolto dalle imbarcazione delle Organizzazioni Non Governative. La Guardia Costiera Libica ha intimato alle Ong:  “Non entrate nelle nostre acque territoriali e non intervenite vicino alle nostre coste”. I libici hanno specificato che “non dovrebbero intervenire in mare per indurre i migranti, in coordinamento con i trafficanti di uomini, a fare il rischioso viaggio”. Così quello che fino a ieri era stato solo l’approccio italiano ai salvataggi in mare fatti dalle Ong adesso si è esteso anche all’altra sponda del Mediterraneo, quella dalla quale partono i barconi con i migranti.

Il problema è lo stesso nei due paesi, le imbarcazioni salpano e dopo un po’ di tempo (a prescindere dal fatto che si trovino in difficoltà) telefonano alle navi delle Organizzazioni Non Governative per farsi salvare, andando di fatto a bypassare le operazioni di assistenza in mare svolte dalle autorità marittime nazionali e creando il caos nei soccorsi e nelle operazioni di lotta al traffico clandestino di esseri umani. Come è accaduto pochi giorni fa con la nave Mar Jonio della Ong Mediterranea che è intervenuta a 42 miglia dalle coste libiche per soccorrere un barcone con a bordo 49 immigrati.

In questa operazione la nave su cui era imbarcato l’ex disobbediente Luca Casarini, era seguita da una barca appoggio nel cui equipaggio c’era anche Stefano Paolo Tria, figlio del ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Il problema per i libici sono i “ripetuti comportamenti criminali di migranti irregolari contro gli equipaggi delle navi di soccorso che dimostrano come il sistema search and rescue sia collassato nel Mediterraneo fornendo alle navi civili il pretesto per rifiutarsi di riportare i migranti in Libia”.

Adesso che l’Europa ha ritirato tutte le navi militari che partecipavano alla missione Sophia la questione è ancora più complicata visto che ogni paese provvede solo alla sorveglianza delle proprie acque territoriali, mentre i paesi confinanti con la Libia continuano a lasciar passare i migranti che vogliono raggiungere il Mediterraneo. Ieri il vice ministro degli Esteri, Emanuela Del Re, ha lanciato l’allarme “Nella sponda nord dell’Africa, nessun Paese è disposto ad aprire hotspot”. Mentre l’unica cosa che sembra funzionare sono i rimpatri volontari da Libia e Niger visto che da gennaio 2017 a maggio 2019 si sono attestati a quota 37mila.