Tornare ai porti aperti è un regalo al Capitano. La linea del rigore non si discute, il Pd deve chiarire da che parte sta

Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, va in tv, ospite di Giovanni Floris, a dire che la Ocean Viking deve entrare in Italia “senza se e senza ma”, e Matteo Salvini non perde un attimo per sbeffeggiare via social l’”ottimo inizio” del Governo giallorosso. Cosa di poco conto se non fosse che, sul tema dell’immigrazione, a pensarla come il leader della Lega sia una parte consistente dell’elettorato italiano. Che, al di là della retorica e della stucchevole polemica dei porti chiusi – anche quando Salvini era ministro degli Interni, in un modo o nell’altro, tutte le navi delle Ong che hanno fatto rotta verso l’Italia sono regolarmente attraccate – condividono la linea del rigore rispetto al fenomeno migratorio. Respingendo l’idea che l’Italia possa diventare il campo profughi d’Europa nella totale indifferenza dell’Europa. L’uscita di Zingaretti, peraltro, arrivata alla vigilia della delicata missione del premier Giuseppe Conte a Bruxelles, per discutere tra l’altro proprio del tema dell’immigrazione, è stata del tutto intempestiva. Rivedere il Trattato di Dublino è fondamentale anche se molto difficile: serve l’unanimità di tutti i Paesi europei. Ma intanto Conte ha segnato un primo importante punto. Ottenendo dalla presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, la rassicurazione che, d’ora in poi, il problema degli sbarchi non sarà più solo italiano ma di tutta l’Europa. E, proprio in queste ore, un portavoce di Bruxelles ha fatto sapere che diversi Paesi europei si sono impegnati ad accogliere quote dei disperati a bordo della Ocean Viking. Ora non resta che il Partito democratico faccia chiarezza e dica da che parte sta. Vuole rispondere allo slogan dei porti chiusi di Salvini, che ha fruttato alla Lega il pieno di voti alle ultime Europee, con lo spot dei porti aperti “senza se e senza ma”, che ha contribuito a desertificare le urne del Pd in tutte le recenti tornate elettorali? Oppure seguire la rotta del rigore, tracciata da Conte e dai Cinque Stelle, sostenendo il principio che in Italia si sbarca solo se e quando l’Europa abbia indicato destinazione finale e numero di migranti da distribuire, nave per nave, tra tutti i Paesi Ue? A Zingaretti l’ardua sentenza.