Un popolo di santi, navigatori e sabotatori. Al Governo non basta partire. La strada è già piena di insidie

Un popolo di santi, navigatori e sabotatori. A contare gli avvelenatori di pozzi visti ieri in azione, è ora di aggiornare la storica definizione degli italiani lasciataci da Mussolini. Per il Governo 5 Stelle-Pd un avvertimento pesante: neppure il tempo di nascere ed è già chiaro che razza di colpi bassi dovrà affrontare. Il sostanziale via libera arrivato dopo il lungo vertice tra Conte, Di Maio e Zingaretti in poche ore è stato ribaltato da social e tv a fandonie unificate.

Per il sottoscritto che ha partecipato a diverse ore di talk e approfondimenti su diversi network si è passati dalla narrazione di un Di Maio pronto a far saltare tutto per giocare una sua partita personale e fare il ministro dell’Interno, poi a un dietrofront del Movimento per avere più poltrone, quindi alla riapertura del forno tra 5S e Lega… tutto era tornato in alto mare, insomma, perché i grillini hanno mutato la loro natura contro la casta per scoprirsi famelici collezionisti di potere. Questa ovviamente è una rappresentazione fuori dal mondo.

Però è avvincente osservare con che serietà commentatori ed esimi opinionisti ne abbiano parlato per ore, fin quando in serata, a fronte dell’avanzare del confronto sul programma, ci si è perlopiù arresi all’evidenza. Oggi quindi Mattarella avrà la possibilità di dare un nuovo incarico a Conte, e far partire un Esecutivo con davanti una strada comunque molto stretta. La convivenza tra soggetti politici profondamente diversi come sono 5 Stelle e dem sarà difficile, e sul loro eventuale cammino non mancheranno le trappole, ma questo è il rischio inevitabile se si vogliono realizzare le riforme e scongiurare al Paese il salto nel buio di elezioni a poche settimane dalle clausole economiche tra cui l’aumento dell’Iva.

Scadenze sulle quali solo Salvini e i suoi incoscienti supporter riescono non vedere pericoli, ostentando ricette da apprendisti stregoni della finanza, come se stessimo scommettendo in qualche gioco di società sotto l’ombrellone del Papeete, con in palio semplicemente la pelle degli italiani.