La “benemerita auto” blu che serve alla famiglia. Tre carabinieri indagati, usavano il mezzo di servizio per motivi personali

di Martino Villosio

Non solo nella politica o negli ambienti del sindacato. I reati contro la pubblica amministrazione, quelli che maggiormente hanno alimentato l’indignazione popolare, sono una realtà che tocca anche l’universo militare. Lo testimoniano, tra l’altro, le inchieste e i processi che in varie procure militari della Penisola vedono coinvolti e condannati numerosi membri degli organismi di rappresentanza del personale delle Forze Armate, i Cocer, Coir e Cobar, istituiti allo scopo di tutelare i militari in alcuni ambiti delimitati dalla legge. L’ultima notizia, in ordine di tempo, riguarda purtroppo tre delegati CoBar (Consiglio di Base di Rappresentanza) dei carabinieri del Lazio. Tutti e tre fanno parte dell’attuale mandato, e tutti e tre sono stati raggiunti – circa un mese fa – da un avviso di garanzia da parte della Procura Militare di Roma. Il reato loro contestato è il peculato, l’accusa è quella di aver utilizzato la macchina di servizio per scopi personali invece che per le attività dell’organismo di rappresentanza. Non sono i primi delegati a finire nel mirino della magistratura militare: a Napoli un delegato del Consiglio Centrale della Rappresentanza dei carabinieri ha patteggiato solo alcuni mesi fa una condanna a otto mesi di reclusione militare per una truffa sulle indennità di missione. Dal 2008 invece la Procura di Roma ha in corso un’inchiesta per il reato di falso in foglio di viaggio, che vede coinvolti numerosi delegati delle rappresentanze militari. Anche se, è l’invito che viene dal mondo della rappresentanza militare, non bisogna generalizzare: la condotta di alcuni va tenuta distinta da quella di chi, in queste settimane, è più che mai impegnato per cercare di migliorare le condizioni stipendiali e di lavoro dei colleghi. Sulle attività e sulle irregolarità nella gestione risorse economiche per le spese di missione sono state presentate nella scorsa legislatura più di quaranta interrogazioni. Spese che, ogni anno, ammontano complessivamente a 5.257.925 euro. Un mese e mezzo fa, in un’intervista concessa a Radio Radicale, lo stesso procuratore militare di Napoli Lucio Molinari è intervenuto con chiarezza sulla questione: “Mi permetto di suggerire un controllo maggiore da parte di chi autentica il lavoro dei delegati”, ha detto il magistrato rivolto ai vertici militari. Con una chiosa perentoria: “Serve un attenzione maggiore affinché questi lavori vengano svolti con criteri più rigorosi e attenti in tema di spending review”.