Apre la base americana, Vicenza torna in trincea

Fabrizio Di Ernesto

Nuove tensioni all’orizzonte nel vicentino a causa dalle servitù militari americane nella zona.
La vicenda relativa alla Ederle2 si è di fatto appena conclusa, prevista per questa mattina l’inaugurazione della nuova base realizzata contro il volere della popolazione e dopo che il Pentagono ha acquisito una vasta area verde in precedenza utilizzata dalle famiglie, e già una nuova querelle è pronta ad esplodere: quella in merito al possibile ampliamento di Site Pluto a Longare, sempre nel vicentino, progetto attualmente sospeso.
Tutto ha inizio lo scorso autunno quando il Pentagono ha deciso nel Base structure report, la finanziaria delle forze armate statunitensi, lo stanziamento di ben 50 milioni di dollari per realizzare un nuovo centro per l’addestramento unificato dell’esercito Usa che si svilupperà su una superficie di 4.365 mq. e sarà costituito da un unico grande edificio alto otto metri con pianta a croce.
Il progetto prevede, tra l’altro, l’edificazione di un muro di contenimento in cemento armato di circa 350 metri, con un’altezza massima di sei metri e comporterà anche il disboscamento di parte dell’area, con taglio di alberi, mentre saranno rimossi alcuni bunker dove fino agli inizi degli anni 90 erano custodite munizioni al plutonio, da cui il nome di questa installazione militare.

Site Pluto in dettaglio
Questa installazione venne eretta a partire dalla prima metà degli anni ’50 sfruttando tutta una rete di grotte carsiche sotterranee. Su richiesta del comando militare, lo stato italiano espropriò i tre quinti dei possedimenti nei pressi di Longare da cui si dipartivano le grotte, cedendoli agli Stati Uniti: in totale vennero ceduti 30.000 metri quadri di superficie su 50.000 totali.
Fonti ufficiali americane ribadiscono che la base è ormai chiusa dal 1992 quando a causa dei mutati scenari strategici ed il conseguente ritiro del munizionamento nucleare in dotazione della III brigata missili Aquileia a seguito dell’operazione “Echo Silent” voluta dall’allora presidente statunitense George Bush.
Nonostante ciò però continuano a essere presenti in questo presidio 50 soldati americani.
Nelle intenzioni del Pentagono questa base dovrebbe diventare una sorta di scuola d’elitè per le missioni più pericolose, qualcuno vorrebbe perfino farne il teatro di esercitazioni per guerre nucleari visto che tra gli usi storici di questo presidio vi sono quelle di deposito e centro di manutenzione per armi nucleari, soprattutto quando gli F-16 e i Tornado verranno sostituiti dai caccia F-35 di quinta generazione, per i quali è stata progettata la nuova bomba nucleare B61-12.
Pur risultando chiusa, ma ben custodita, da anni la base è stata spesso oggetto di manutenzione e ammodernamento nel gennaio 2007, addirittura sarebbero state avviate alcune opere di sbancamento delle colline della base, di riattivazione dei depositi e di rifacimento della rete idrica e del manto stradale interno. L’anno successivo il Pentagono stanziò 350.000 dollari per allargare, allungare e riparare le strade, i marciapiedi e i sentieri di Longare, e per installare nuove fognature, linee elettriche e impianti d’illuminazione.

Le proteste popolari

Non appena la notizia del nuovo stanziamento è diventata di pubblico dominio subito la cittadinanza locale, in primis gli esponenti del presidio permanente No Dal Molin, hanno iniziato una nuova serie di proteste e sabotaggi, l’ultimo in ordine di tempo domenica scorsa quando gli attivisti armati di cesoie hanno tagliato tutto il filo spinato che circonda il presidio con i militari di stanza lì che hanno osservato senza intervenire.
Il malcontento dei vicentini nasce da lontano: la loro è una provincia fortemente militarizza, oltre alla Ederle ed alla Pluto qui si trova anche la caserma Chinotto, dove ha sede l’Eurogendfor, e la base aerea di Aviano, dove ci sono anche testate nucleari, non è troppo distante. Si sentono accerchiate da un numero sempre maggiore di caserme e militari i, vedono le aree verdi diminuire per far posto a questi presidi e temono la presenza di armi molto pericolose al plutonio o materiali simili possano causare danni alla loro salute e a quella dei loro figli che potrebbero perfino rendere la città vittima di attentati terroristici.
A Vicenza hanno paura.