Il Papa non porge l’altra guancia. Varata l’Authority anti-corruzione. Bergoglio insedia la Commissione materie riservate. Vigilerà sugli affari economici della Santa Sede

Dopo lo scandalo dei fondi per i poveri sperperati dal cardinal Angelo Becciu che qualcosa non torni nella gestione del denaro del Vaticano più che un’ipotesi è una certezza. Proprio in tal senso si legge la rivoluzione della Santa Sede attuata da Papa Francesco che ieri, dopo aver già messo alla porta il potente prelato, ha deciso un ulteriore e decisivo passo nella messa a regime della vigilanza interna sugli affari economici della Città del Vaticano. Con un bollettino, infatti, è stata annunciata la creazione di una Commissione di Materie riservate, composta da cinque fedelissimi del pontefice, che, tra le altre cose, si occuperà del controllo sulla regolarità dei contratti riguardanti le questioni riservate, compresi quelli affidati direttamente dalla Segreteria di Stato o dal Governatorato.

A presiedere questo nuovo organismo sarà il cardinale americano Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita e Camerlengo di Santa Romana Chiesa, mentre il segretario sarà l’arcivescovo Filippo Iannone, presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi. Gli altri tre membri scelti sono il monsignor Fernando Vérgez Alzaga, già segretario generale del Governatorato Vaticano, il monsignor Nunzio Galantino, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede apostolica, e padre Juan Antonio Guerrero Alves, prefetto della Segreteria per l’Economia.

GRUPPO DI ESPERTI. A dirla tutta la neonata Commissione è stata già prevista, come “Comitato di controllo”, nell’ambito del nuovo Codice degli appalti introdotto dal Pontefice il primo giugno scorso ma, vista la situazione imbarazzante che si è venuta a creare, è stata potenziata e oltre a occuparsi delle “norme sulla trasparenza, il controllo e la concorrenza dei contratti pubblici della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano”, curerà la stipula dei contratti pubblici e anche le questioni economiche ad esso collegate. All’articolo 4, paragrafo 2, la normativa spiega che: “Un Comitato di controllo nominato dalla Superiore Autorità vigila sui Contratti”.

In altre parole si tratta degli accordi “stipulati direttamente dalla Segreteria di Stato e dal Governatorato, per quanto di competenza”, e che abbiano almeno una delle seguenti caratteristiche: siano “necessari per adempiere gli obblighi internazionali, qualora lo stesso strumento detti direttamente le regole per aggiudicare gli appalti” o siano “in tutto o in parte finanziati da un’organizzazione internazionale o da un’istituzione finanziaria internazionale e le Parti contraenti si siano accordate sulle procedure di aggiudicazione applicabili” oppure attengano “a materie coperte dal vincolo di segretezza di cui all’art. 39 del Motu Proprio La Cura Vigilantissima (i documenti riservati e segreti conservati negli Archivi della Santa Sede, ndr)”.

A questi si aggiungono anche quelli che attengano “all’Ufficio e alla sicurezza del Romano Pontefice, della Santa Sede e della Chiesa Universale ovvero siano necessari o funzionali ad assicurare la missione della Chiesa nel mondo e garantire la sovranità e l’indipendenza della Santa Sede”. Questo nuovo organismo di vigilanza nasce a due settimane dalla firma, da parte del prefetto per l’Economia, il padre gesuita Guerrero, e il revisore generale ad interim, Alessandro Cassinis Righini, del protocollo d’intesa per la lotta alla corruzione con cui “le Autorità collaboreranno nella identificazione dei rischi di corruzione e per attuare le norme sulla trasparenza approvate”.