La Sveglia

Giletti e la spettacolarizzazione della guerra

Dunque ieri Massimo Giletti è riuscito, nella sua nuova veste pubblicitaria di inviato di guerra.

Giletti e la spettacolarizzazione della guerra

Dunque ieri Massimo Giletti è riuscito, nella sua nuova veste pubblicitaria di inviato di guerra (qui per rivedere la puntata di Non è l’arena), ad andare in onda in diretta da Mosca per proporre collegamenti via Skype che avrebbe potuto fare anche dal bagno di casa sua.

Il protagonista è sempre Massimo Giletti. Le notizie sono solo di sfondo

Il senso ovviamente non ha nulla a che vedere con il giornalismo ma sta nell’importanza della scenografia e della situazione, caratteristiche tipiche dello spettacolo. La spettacolarizzazione dell’informazione, in tutte le sue forme, è già immorale ma la spettacolarizzazione di una guerra (con le sue vittime e le sue disperazioni) è un obbrobrio che potremmo risparmiarci.

Qui siamo oltre alla propaganda (che da più di 100 giorni ci viene propinata da tutte le parti), siamo di fronte a un’informazione che non informa, un approfondimento che non approfondisce e soprattutto al trasformare la guerra nell’occasione di un set globale itinerante in cui non esistono domande, non esiste contraddittorio.

Ascoltare le ragioni della Russia (e magari prendersi la briga di studiare per confutarle) è un dovere del giornalismo ma mettersi in scena è tutto’altro. Il punto di Giletti è sempre lo stesso: il protagonista di tutte le sue trasmissioni è lui, come se gli accadimenti del mondo di cui parla siano semplicemente occasioni di nuovi episodi per cimentarsi in nuove vesti. Le notizie sono solo di sfondo (come lo era ieri Mosca) buono per il circo itinerante.

Quella di Massimo Giletti di ieri tra l’altro è stata l’ennesima puntata di una guerra che molti media interpretano come occasione di rilancio della propaganda (di tutte le parti) senza mai un cenno di pensiero critico. Questa guerra ci insegna che informazione e propaganda ormai si assomiglino moltissimo, semplicemente si sceglie quale delle propagande adottare come informazione.

Però la trasmissione di ieri è una fotografia importante: stiamo messi così. E tra molti di quelli che oggi impallinano Giletti ci sono sue fotocopie semplicemente sul versante opposto.