Manovra da rifare. Valanga di correzioni e caos alla Camera

Governo in tilt sulla Manovra costretto alla fiducia. Sono 44 le richieste di correzioni avanzate dalla Ragioneria dello Stato.

Anche Giorgia Meloni, benché escluda che si possa e debba parlare di “catastrofe”, è costretta ad ammettere le difficoltà in cui si è trovato il governo alle prese con la sua prima Manovra di bilancio. “Mi pare – dice la premier – che tra mille difficoltà, anche di rodaggio, con giorni complessi per la legge di bilancio e nonostante tutto quello che si può e dovrà migliorare, si può dire che rispetto a chi auspicava e prefigurava la partenza della nostra maggioranza e governo come una catastrofe, tutto il racconto fatto contro di noi sta tornando indietro come un boomerang”. Fatto sta che la sua Finanziaria non ha avuto neanche il tempo di sbarcare nell’Aula della Camera che il testo è dovuto tornare indietro nella Commissione Bilancio che l’aveva licenziato appena qualche ora prima.

Governo in tilt sulla Manovra costretto alla fiducia. Sono 44 le richieste di correzioni avanzate dalla Ragioneria dello Stato

La Ragioneria generale dello Stato ha chiesto di stralciare l’emendamento che stanziava 450 milioni per i Comuni – dal momento che non aveva copertura – e altre 44 correzioni di altrettanti emendamenti, in gran parte sempre per problemi di coperture. La Ragioneria ha bocciato così gli eventuali compensi e simili per i membri del tavolo permanente sui Pos, ha poi chiesto di prevedere dei paletti per i voucher ai lavoratori delle discoteche e di rivedere l’emendamento sulla proroga al 31 marzo dello smart working dei fragili perché comporta oneri di sostituzione del personale scolastico interessato da compensare. Richiesto poi un decreto ministeriale per consentire ai Comuni a forte vocazione turistica di alzare la tassa di soggiorno fino a 10 euro a notte e la revisione delle modalità di finanziamento del bonus giovani per quest’anno. E gli errori del governo, rilevati dalla Ragioneria, hanno comportato lo slittamento dei lavori tra mille polemiche e proteste da parte delle opposizioni.

Gli ultimi voti in commissione Bilancio – quelli che hanno recepito i rilievi della Ragioneria – si sono svolti in un clima di altissima tensione. Le opposizioni non hanno partecipato né alle ultime votazioni né al mandato al relatore, come segno di protesta per la decisione del presidente della commissione, Giuseppe Mangialavori (FI), di tagliare i tempi di intervento dei deputati. “Quello che sta succedendo sulla Manovra è indecente – attacca il leader del M5S, Giuseppe Conte sui suoi canali social in serata – è da questa mattina (ieri mattina, ndr) che aspettiamo il testo e ancora stanno accumulando ritardi su ritardi. Non hanno le idee chiare e si sono dimostrati impediti su diverse norme come quelle sul Pos e sull’innalzamento del tetto al contante che hanno scritto e riscritto”. Idem “sulla norma di mezzo miliardo ai Comuni.

La possibilità di discutere e di dare un contributo per migliorare le misure della Manovra che toccano la carne viva dei cittadini, delle famiglie e delle imprese, non ci viene offerta perché si preannuncia la fiducia. Siamo preoccupati perché questo gioco dell’oca, dove al posto di andare avanti si ritorna sempre alla casella iniziale, viene giocato sulla pelle dei cittadini. Riteniamo inaccettabile che si sia trovato il tempo per andare incontro alla parte marcia delle società di calcio della serie A e per infierire sul Reddito di cittadinanza e dunque sui più fragili”.

Ad esprimere sdegno è anche il Pd: “Ancora non si sa quando e se si vota la legge di Bilancio. Ancora non si sa su quale testo si vota. Siamo oltre ogni limite immaginabile. Nessun governo si è mai comportato così. Nessun governo ha mai trattato il Parlamento a questo modo”, dichiara sempre sui social, quasi in contemporanea con Conte, Enrico Letta. Persino il Terzo Polo si sveglia: “È una ferita alle istituzioni del Paese di cui la maggioranza si rende responsabile. Una vergogna mai vista qua dentro. Non sanno rispondere alle domande e fanno una forzatura”, dichiara Luigi Marattin. La gestione dei lavori per Marco Grimaldi (Avs) rappresenta “un abominio”.

Prova a minimizzare il Mef, guidato da Giancarlo Giorgetti. “Alla luce delle critiche emerse, ritengo opportuno sottolineare che le note elaborate dalla Ragioneria di Stato nel percorso di approvazione della legge di bilancio rientrano nella normalità delle operazioni svolte dai tecnici del Mef. Queste osservazioni tecniche sono pervenute anche lo scorso anno ed in misura nettamente superiore”, dichiara il sottosegretario all’Economia, Lucia Albano. Comunque vada rimane alta la tensione mentre il governo si lancia in una corsa contro il tempo per chiudere entro fine mese, pena l’esercizio provvisorio. Dopo il sì alla Camera, che arriverà appunto con la blindatura della fiducia prima di Natale, il provvedimento passerà al Senato per un’approvazione lampo a scatola chiusa.

Leggi anche: Nel 2023 la Camera spenderà 2,4 milioni in più. Il M5S ha tagliato i deputati ma le destre riescono ad aumentare i costi di Montecitorio