Vietato parlare di Assange nelle scuole

Censurata la giornalista Stefania Maurizi che lotta per Julian Assange. La denuncia: "Niente più tweet o sarò attenzionata dalle autorità".

Vietato parlare di Assange nelle scuole

Stefania Maurizi è una giornalista d’inchiesta che scrive per Il Fatto Quotidiano. Il suo libro Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e Wikileaks, uscito per Chiarelettere nel 2021, continuerà a essere presentato anche agli studenti, ma l’autrice ha annunciato che non pubblicherà più “tweet sulle scuole e università in cui vengo a parlare del caso Assange e del mio libro”, perché, ha spiegato nello stesso post, “sono stata avvertita che verrò ‘attenzionata’ alle autorità per questi inviti che ricevo nelle scuole”.

Censurata la giornalista Stefania Maurizi che lotta per Julian Assange. La denuncia: “Niente più tweet o sarò attenzionata dalle autorità”

In risposta al suo tweet con queste parole, è arrivata subito la solidarietà del rettore dell’Università per stranieri di Siena, il critico d’arte Tomaso Montanari, trasformatasi in un invito a presentare il libro nel suo ateneo. Ma chi ha deciso di censurare Stefania Maurizi? Chi intende “attenzionarla”?

“Per qualcuno metto in cattiva luce servizi segreti e mondo militare”

“Ho avuto una serie di segnalazioni che mi hanno fatto prendere questa decisione”, dice la giornalista e scrittrice, “per qualcuno, facendo questi incontri nelle scuole, metto in cattiva luce con gli studenti servizi segreti e mondo militare. Credo che questa guerra abbia creato una polarizzazione per cui una voce minimamente critica verso quello che sta succedendo viene subito considerata problematica”.

Maurizi non dice esplicitamente quali sono le autorità che intendono “attenzionarla” (il termine è ricorrente nel gergo militare), ma spiega: “Se c’è un caso che dimostra che anche nei servizi segreti ci sono persone per bene è proprio il caso di Julian Assange. Manning era un analista dell’intelligence, ma non per questo era d’accordo con le torture e gli abusi documentati nei file di Wikileaks che grazie a lei abbiamo potuto conoscere. Edward Snowden era un contractor dell’intelligence, eppure ha rivelato gli abusi. Se c’è un caso che dimostra che questi apparati non sono fatti solo da corrotti, che moralmente fanno cose riprovevoli, è proprio questo”.

“Assange è stato vittima di una campagna di demonizzazione andata avanti per oltre dieci anni”

Quindi aggiunge: “Tutte le rivelazioni importanti sono state fatte da persone che si sono sacrificate e hanno fatto uscire le informazioni. Chi è fuori non sa, non ha la documentazione, non ha le prove, chi è dentro le ha e quindi c’è solo da sperare che le faccia uscire, altrimenti non c’è modo di acquisire la prova degli abusi. Il caso Assange merita di essere portato come dimostrazione che tra i ranghi dei servizi ci sono persone integre”. “Assange”, dice ancora Stefania Maurizi, “è stato vittima di una campagna di demonizzazione andata avanti per oltre dieci anni e, a parte rari casi, se ne parla sempre molto poco. Se ci fosse stato subito un supporto immediato da parte dei media, Julian non avrebbe perso tredici anni della sua libertà”.

Pignedoli (M5S): “È bene che si chiariscano i contorni di questa vicenda”

Sulla vicenda, intanto, interviene l’eurodeputata M5S Sabrina Pignedoli: “È bene che si chiariscano i contorni di questa vicenda. Un giornalista non può essere limitato nel suo lavoro e negli interventi pubblici a cui decide di partecipare, né deve sentirsi sotto la lente di particolari attenzioni da parte di qualcuno. Sono al fianco di Stefania Maurizi, una collega coraggiosa che ha lavorato con WikiLeaks e che sta portando avanti importanti inchieste anche sui retroscena giudiziari dell’ingiusta detenzione di Julian Assange, che non ha ricevuto alcuna reale accusa e senza un giusto processo. Si tratta di una persecuzione giudiziaria che suscita dubbi sullo stato di salute della democrazia nei Paesi occidentali. Bisogna fare di più perché con Julian Assange è in gioco la libertà di stampa”.