Gaza, pressing dei mediatori arabi su Hamas per accettare la tregua così da disinnescare la maxi offensiva annunciata per metà maggio da Netanyahu

Gaza, pressing dei mediatori arabi su Hamas per accettare la tregua così da disinnescare l'offensiva annunciata per metà maggio da Netanyahu

Gaza, pressing dei mediatori arabi su Hamas per accettare la tregua così da disinnescare la maxi offensiva annunciata per metà maggio da Netanyahu

Fermare l’offensiva militare a Gaza, denominata “Operazione Gedeone”, prima ancora che possa iniziare: è questo l’obiettivo di diversi Paesi arabi che, secondo quanto riporta il Times of Israel, stanno esercitando un forte pressing su Hamas affinché accetti un accordo per il rilascio degli ostaggi, così da disinnescare l’offensiva annunciata da Benjamin Netanyahu, la quale dovrebbe partire — salvo intese — il 16 maggio.

Si tratta di una missione diplomatica dall’esito incerto, poiché il movimento palestinese rigetta da mesi ogni ipotesi di “tregua momentanea”, sostenendo la necessità di “un accordo definitivo e di lunga durata” per evitare la ripresa delle ostilità.

Mentre queste timide — e all’apparenza disperate — iniziative diplomatiche faticano a ottenere risultati, nella Striscia di Gaza si continua a combattere e a morire. Secondo il portavoce della Protezione civile palestinese, Mahmoud Bassal, cinque persone sono state uccise nella città di Beit Layha, mentre a Gaza City si contano almeno altre sei vittime.

A peggiorare ulteriormente il quadro, è l’allarme lanciato dalla portavoce dell’ONU, Stéphanie Tremblay: “La situazione nell’enclave palestinese sta peggiorando di giorno in giorno”, ha dichiarato, denunciando che “i raid continuano a colpire scuole che ospitano sfollati”.

Nelle ultime 24 ore, ha spiegato Tremblay, “una scuola dell’UNRWA (l’agenzia per i rifugiati palestinesi, ndr), nel campo di Al Bureij, a Deir al-Balah, è stata colpita due volte, causando decine di morti, tra cui donne e bambini”. Anche “un’altra scuola a Gaza City, anch’essa adibita a rifugio per sfollati, è stata colpita, provocando almeno 20 vittime”.

Gaza, pressing dei mediatori arabi su Hamas per accettare la tregua così da disinnescare la maxi offensiva annunciata per metà maggio da Netanyahu

Ancora più preoccupante, se possibile, è la crescente tensione tra Israele e Iran. Il ministro israeliano della Difesa, Israel Katz, ha infatti lanciato un avvertimento al movimento Houthi dello Yemen e all’Iran, affermando che Israele “sarà in grado di difendersi da qualsiasi minaccia o nemico”.

“Avverto anche la leadership iraniana, che finanzia, arma e gestisce l’organizzazione terroristica Houthi: il metodo della guerra per procura è finito e l’asse del male è crollato. Voi avete una responsabilità diretta. Ciò che abbiamo fatto a Hezbollah a Beirut, ad Hamas a Gaza, ad Assad a Damasco e agli Houthi in Yemen, verrà fatto anche a voi a Teheran”, ha dichiarato Katz, lasciando presagire una possibile campagna militare contro il regime degli ayatollah.

Teheran ha respinto le accuse, sostenendo di non avere alcun ruolo nelle decisioni dei diversi movimenti islamisti e filo-iraniani. Ha inoltre avvertito che, in caso di attacco, “l’Iran risponderà con fermezza”.