Dalla Rai lettera di avvertimento a Ranucci. La presidente della Vigilanza Floridia: “Clima ormai intollerabile”

Lettera di richiamo della Rai a Ranucci. Lui: "Rilievo infondato" e insorgono le opposizioni. L'azienda: "Non è stata fatta alcuna contestazione disciplinare nei suoi confronti"

Dalla Rai lettera di avvertimento a Ranucci. La presidente della Vigilanza Floridia: “Clima ormai intollerabile”

Alla vigilia della presentazione a Napoli dei palinsesti Rai, a surriscaldare (ulteriormente) i già infuocati corridoi di Viale Mazzini è arrivata ieri la notizia della lettera, tutt’altro che amichevole, inviata dai vertici della tv pubblica a Sigfrido Ranucci. Il conduttore di Report e vicedirettore ‘ad personam’ ha infatti ricevuto una missiva nella quale la Rai gli ha ricordato le regole aziendali (e i limiti) in materia di rapporti con gli organi d’informazione. A diffonderla lo stesso conduttore, il cui post in poche ore ha totalizzato quasi 2 milioni di visualizzazioni.

La ricostruzione di Ranucci

“Mi accusano di aver partecipato alla trasmissione della Gruber il 6 maggio, senza essere stato autorizzato. Fatto non vero perché ero stato autorizzato dallo stesso Corsini telefonicamente per lanciare la seconda parte della stagione di Report“, spiega Ranucci nel suo post.

“Poi di aver presentato il mio libro a #Mestre, e di aver rilasciato un’intervista dove parlavo della minore libertà di stampa in Italia e del fatto che la gente si informava di meno. Non si riferiva alla Rai ma al mio libro ‘La Scelta’”, continua il conduttore, “Poi mi si accusa di aver partecipato con una telefonata a Piazza Pulita per difendere Report e il collega Giorgo Mottola dalle accuse di manipolazione. Se devo prendermi un provvedimento per aver promosso e difeso la squadra e un marchio storico della Rai come Report, tutelato la libertà di stampa , lo accetto con orgoglio”.

M5S: “Contro Ranucci una maldestra intimidazione”

Immediate le polemiche: per la presidente della Vigilanza, Barbara Floridia, “La lettera inviata a Ranucci è solo l’ultimo segnale di un clima sempre più intollerabile dentro la Rai. Ma questa è solo una delle tante questioni gravi che oggi riguardano il servizio pubblico. C’è il tema dello svuotamento progressivo delle trasmissioni di approfondimento. Da un lato con il trasferimento dei giornalisti precari nelle sedi regionali. Dall’altro con tagli di puntate, riduzioni di budget e palinsesti che penalizzano proprio i programmi più seguiti e apprezzati dai cittadini, quelli che fanno informazione vera. Tutto questo mentre chi ha il dovere democratico di vigilare viene messo nell’impossibilità di agire. È impossibile andare avanti con una commissione di vigilanza bloccata da oltre otto mesi per un veto politico della maggioranza”.

La replica dei vertici Rai

Dopo il post di Ranucci, la Rai ha tentato un retromarcia: “In relazione alla notizia che il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, sarebbe stato sanzionato per aver partecipato a un programma su La7 e per aver rilasciato dichiarazioni e interviste, Rai precisa che non è stata fatta alcuna contestazione disciplinare nei suoi confronti”, si legge in una nota. “Al vicedirettore ‘ad personam’ Ranucci sono state semplicemente ricordate le vigenti regole aziendali in materia di rapporti con gli organi d’informazione e quelle più specifiche che riguardano i giornalisti. Regole che, si ricorda, valgono per tutti i dipendenti e collaboratori Rai, nessuno escluso. Nella lettera, il vicedirettore ‘ad personam’ Ranucci è stato invitato in futuro a porre maggiore attenzione all’osservanza delle normative aziendali”.

E RaiSport insorge contro Petrecca

Intanto il malcontento serpeggia: la redazione di RaiSport, per esempio, è sul piede di guerra per la mancanza di investimenti nei diritti sportivi e ha bocciato per la seconda volta il piano editoriale del neo-direttore (meloniano), Paolo Petrecca, “un fatto senza precedenti”, sottolinea l’Usigrai.

E domani alla presentazione dei palinsesti a Napoli è annunciata anche la protesta di centinaia di giornalisti precari, che saranno costretti a lasciare le loro redazioni storiche, in base al piano di stabilizzazioni sottoscritto da Rai e sindacati, già ribattezzato “svuota programmi”.