Può la stabilizzazione di centinaia di giornalisti precari storici, attesa da anni, essere contestata dagli stessi giornalisti? Sì, in Rai può succedere. Ed è infatti ciò che accadrà oggi, alla presentazione napoletana dei palinsesti invernali della Rai. Oggetto delle vibranti (eufemismo) rimostranze dei diretti interessati il contratto-capestro, prima sottoscritto da Usigrai e Unirai e Azienda, e ieri promosso a maggioranza dal Cda di viale Mazzini.
Il contratto contestato
Ufficialmente si tratta dell’accordo “per il reintegro degli organici giornalistici, nel biennio 2025-2026, finalizzata a reperire 127 risorse da destinare alle esigenze di organico delle redazioni della TGR”. Che detto così sembrerebbe una cosa buona e giusta. In realtà, secondo i diretti interessati, sarebbe una manovra per svuotare di giornalisti le redazioni dei programmi di inchiesta, spedendoli a lavorare nelle sedi regionali della Tgr.
Un’azione che se da un lato sana le storiche carenze delle sedi regionali, dall’altro depaupera del capitale umano i principali programmi della tv pubblica. Così i vari Report, Presa diretta, ecc… si ritroveranno con le puntate decurtate e senza redattori.
Gioisce solo l’Unirai
Non a caso, l’unico, oltre all’azienda, a gioire ieri per l’ok del Cda è stato l’Unirai, cioè il sindacato dei giornalisti di destra, che ha dichiarato: “Continueremo a sostenere le ragioni dei colleghi in attesa della cosiddetta “Fase 2”, senza prestarsi a operazioni di strumentalizzazione politica che rischiano di essere controproducenti”.
Cdr e precari fuori dalla sede Rai a pretestare
Chi invece non ha gioito e oggi sarà in piazza sono il Cdr Approfondimento Rai e il coordinamento programmi Rai – Giusto Contratto, che hanno annunciato una forte protesta contro “la chiusura dei programmi” e per dire “no al taglio delle puntate e no allo svuotamento delle redazioni”. Per loro il nuovo contratto è solo “una selezione capestro per i precari e i dipendenti che lavorano senza contratto giornalistico”.