Dopo oltre tre anni di guerra, la pace in Ucraina resta un tabù. Come accade ormai da settimane, anche ieri la Russia ha lanciato un attacco su larga scala contro l’ex repubblica sovietica, impiegando alcuni missili e oltre 400 droni, che hanno colpito le città di Kryvyj Rih, Kharkiv, Odessa e Vinnytsia, causando una decina di feriti. Un maxi raid duramente condannato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, secondo cui “uno degli obiettivi era, in particolare, l’infrastruttura energetica”, e che dimostra per l’ennesima volta come “la Russia non cambi la sua strategia”, preferendo la guerra alla pace. “Per contrastare efficacemente questo terrorismo – ha aggiunto Zelensky – abbiamo bisogno di un rafforzamento sistematico delle difese: più sistemi anti-aerei, più intercettori, più determinazione, affinché la Russia senta la nostra risposta”.
Di tutta risposta, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, è tornato a ribadire che se si continua a combattere è per colpa dell’Ucraina e dei Paesi europei che la supportano. Ha poi rincarato la dose, affermando che “la Russia invita tutti a spingere Kiev a riprendere i negoziati diretti e a fissare un nuovo round negoziale”.
Tutte dichiarazioni che, più che segnali di distensione, sembrano mirate a prendere tempo, prolungando il conflitto.
La Russia martella l’Ucraina, ma sull’invio di armi difensive a Kiev l’Ue va in frantumi
Intanto, la ripresa delle forniture di armi americane all’Ucraina – annunciata in pompa magna dal presidente Donald Trump, secondo cui sarebbero state pagate dagli Stati europei e dalla NATO – si tinge di giallo. Il leader degli Stati Uniti, con il suo consueto show, ha infatti smentito di voler inviare “i missili a lungo raggio Tomahawk” e ha negato anche di aver incoraggiato Volodymyr Zelensky a colpire Mosca e San Pietroburgo, sostenendo che le frasi riportate dai media sono state “estrapolate dal loro contesto”.
Ma non è tutto. Parlando delle forniture di sistemi di difesa anti-aerea Patriot, Trump ha dichiarato con entusiasmo che “sono già stati spediti. Arriveranno in Germania e da lì verranno inviati all’Ucraina”, ribadendo per l’ennesima volta che per queste forniture “gli Stati Uniti verranno rimborsati per intero”. Insomma, secondo il presidente americano, entro un paio di giorni la difesa di Kiev dovrebbe ricevere nuovo supporto.
Peccato però che le cose non sembrino stare esattamente così. Da Berlino, l’amministrazione del cancelliere Friedrich Merz ha risposto con stupore, affermando di non poter “confermare che sia attualmente in arrivo qualcosa. Non ne siamo a conoscenza”. Anzi, il portavoce del ministero della Difesa tedesco ha precisato che la questione della fornitura dei Patriot non è ancora definita. Una riunione tra gli Stati che sostengono l’Ucraina è prevista per lunedì, proprio per discutere l’acquisto dei sistemi di difesa. “L’obiettivo della riunione è trovare soluzioni per implementare la consegna dei sistemi il più rapidamente possibile – ha affermato il portavoce –. Le modalità esatte sono ancora in fase di coordinamento”.
L’Ue si spacca
Tutto risolto? Nient’affatto. La questione delle armi a Kiev appare più complessa di quanto la raccontino Trump, Merz e i media mainstream. Diversi Paesi europei si sono infatti smarcati, dichiarando di non voler prendere parte alla cordata. Tra questi, l’Ungheria del primo ministro Viktor Orbán, da tempo contraria a ogni forma di sostegno a Kiev, ma anche alcuni insospettabili, come la Francia di Emmanuel Macron e l’Italia, che – almeno per ora – non sembrano intenzionate a partecipare all’iniziativa.
Per quanto riguarda l’Italia, a spiegare la posizione del governo è stato Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, che ospite a Start su Sky TG24 ha dichiarato: “Noi stiamo dando a Kiev degli armamenti che abbiamo già nella nostra disponibilità. La Germania ha uno spazio finanziario che noi non abbiamo. Non andremo in quella direzione. Nuovi acquisti prevederebbero l’apertura di spazi finanziari che non abbiamo e che non vorremmo neanche aprire. Abbiamo una solidità nei conti pubblici che porterà l’Italia a risparmiare 18 miliardi di interessi in un quinquennio”.
Ancor più netta la posizione di Parigi che, secondo quanto riporta Politico, non parteciperà alla nuova iniziativa europea per la fornitura all’Ucraina di sistemi d’arma statunitensi. Una decisione che, sempre secondo Politico, trova fondamento nella volontà della Francia di rafforzare la propria industria militare nazionale, così da ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti.
Al momento, secondo fonti americane, la cordata di Paesi Ue disposti ad acquistare armi statunitensi per conto dell’Ucraina sarebbe limitata a Germania, Regno Unito, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia.