Con i missili che continuano ad abbattersi su Ucraina e Russia, Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin continuano a rimpallarsi la responsabilità per i mancati progressi nei colloqui di pace.
In un’intervista al New York Post, il leader di Kiev ha dichiarato che il presidente russo “non è pronto a un compromesso. Ha fatto perdere tempo a Donald Trump. Vorrei che gli Stati Uniti, il Congresso e il presidente facessero pressione con le sanzioni. Prima si fa, meglio è”.
Il riferimento è al (quasi) ultimatum lanciato dall’inquilino della Casa Bianca all’omologo del Cremlino: se entro “50 giorni” non verrà siglato un accordo di pace, gli Stati Uniti imporranno “sanzioni mai viste” alla Russia. Una linea che Zelensky ha accolto con favore, pur sottolineando come la tempistica sia “troppo lunga”, perché – ha spiegato – “per noi ogni giorno di guerra comporta più morte e distruzione”.
Zelensky attacca Putin e avverte Trump: “La pace non può aspettare 50 giorni, le sanzioni servono subito”
Una posizione condivisa anche dal capo dell’Ufficio presidenziale ucraino, Andriy Yermak, che al britannico The Times ha spiegato come il presidente degli Stati Uniti potrebbe porre fine alla guerra in Ucraina entro la fine del 2025, qualora decidesse di introdurre nuove sanzioni economiche contro i Paesi che acquistano energia e materie prime dalla Russia.
Secondo Yermak, “solo i problemi economici possono davvero mettere sotto pressione il dittatore russo Vladimir Putin” e costringerlo a riconsiderare la prosecuzione del conflitto.