C’è una distanza siderale tra ciò che Matteo Salvini dice e ciò che Matteo Salvini firma. Non è una novità, certo. Ma la vicenda dei monopattini elettrici riesce nell’impresa di cristallizzare in un solo dossier l’intera parabola di un ministro che gioca a fare lo sceriffo mentre il suo stesso ministero distribuisce buoni viaggio per quei mezzi che il ministro diceva di voler combattere.
Il Capitano contro la “giungla”
È dal 2023 che Salvini ha trasformato i monopattini nel bersaglio preferito della sua propaganda “di sicurezza”. “Basta giungla”, “stop ai rischi”, “prima la sicurezza poi il business”: slogan martellanti, puntualmente accompagnati da annunci di strette legislative. E la stretta, in effetti, è arrivata. Con la legge 177/2024, i monopattini sono stati equiparati ai ciclomotori: casco obbligatorio per tutti, targa adesiva rilasciata dallo Stato, assicurazione RC e divieto di circolazione fuori dai centri urbani.
Il ministro ha brindato alla “fine del far west” su Facebook e nelle conferenze stampa, ma qualcosa – come spesso accade – non ha funzionato: la legge, per entrare in vigore pienamente, necessita di decreti attuativi che il ministero non ha mai scritto. Così, mentre il Codice della Strada impone vincoli pesantissimi, chi dovrebbe applicarli non ha neppure fornito le istruzioni. La repressione, insomma, è rimasta un titolo di giornale.
Roma, capitale dell’incentivo
Intanto, nella città simbolo del degrado da monopattino secondo Salvini, il ministero delle Infrastrutture ha finanziato un progetto esattamente opposto: si chiama “Bonus Sharing” e regala fino a 100 euro agli abbonati Atac per l’uso di mezzi in sharing. Anche i monopattini, ovviamente. L’iniziativa, presentata a luglio 2025, è frutto di un accordo tra Regione Lazio e Mit, con fondi ministeriali pari a 5 milioni di euro. Il risultato? Migliaia di romani sono incentivati a utilizzare proprio quei veicoli ai quali il ministro aveva dichiarato guerra.
A rendere il paradosso ancora più evidente, c’è il coinvolgimento attivo di operatori privati come Dott, che ha persino co-finanziato il voucher, portandolo a 40 euro. E mentre i mezzi aumentano e gli utenti anche, gli effetti della legge nazionale restano fermi al palo.
Parla Salvini, tace Salvini
Il vero corto circuito è tutto qui: Salvini il politico denuncia la “giungla”, Salvini il ministro la finanzia. Per giustificare la stretta, ha invocato la sicurezza e il decoro urbano. Ma i dati dell’Asaps (Associazione Amici della Polizia Stradale) raccontano altro: nel primo semestre 2025 i morti in monopattino sono già 14, contro i 20 dell’intero 2024. Il trend è in crescita nonostante la legge, o forse proprio per la confusione che ha generato.
E Roma, che riceve soldi pubblici per aumentare l’uso dei mezzi, continua a essere il laboratorio del fallimento: mezzi buttati nel Tevere, parcheggi selvaggi, vandalismi, batterie pericolose nelle acque. Il governo, con un atto, sovvenziona il problema e poi si lamenta del risultato.
Le voci che Salvini non ascolta
Il settore privato è in rivolta: Assosharing e Ancma hanno denunciato norme “inapplicabili”, avvertendo che 1.200 posti di lavoro sono a rischio, insieme a 300 milioni di fatturato. Gli ambientalisti, spiazzati, applaudono l’incentivo romano ma criticano l’ostilità nazionale. Il Codacons, favorevole alla stretta, chiede però l’applicazione effettiva della legge, che manca. L’unica cosa unanime è la constatazione del caos.
Il Parlamento? Silente. Le opposizioni sembrano incapaci di cogliere e denunciare il nodo politico: un ministro che da una parte firma decreti repressivi, dall’altra finanzia iniziative che li smentiscono. Una schizofrenia governativa che dovrebbe alimentare interrogazioni e proteste. Invece nulla.
Il ministro con il fon elettrico
A novembre, Salvini si vantava: “Io di elettrico ho solo il microonde e il fon”. La battuta, utile per le dirette social, oggi si scontra con l’azione del suo dicastero. Ogni euro distribuito per incentivare la micromobilità è un silenzioso sberleffo a quel populismo muscolare che tenta di trasformare ogni problema urbano in un nemico da abbattere.
Ma i monopattini non sono spariti. Nonostante Salvini. Forse anche grazie a Salvini. O, più precisamente, grazie alla mano sinistra del ministero che non sa – o fa finta di non sapere – cosa predica la mano destra. Nell’Italia della mobilità, il vero ostacolo non sono i mezzi elettrici: è la coerenza che manca.