Rai, con la riforma delle destre tutti i poteri alla maggioranza. Le opposizioni: “Testo irricevibile”. E arriva la sferzata del Colle

Altro che fuori i partiti dalla Rai: con la riforma delle destre si consegna il controllo alla maggioranza di turno. Opposizioni in trincea

Rai, con la riforma delle destre tutti i poteri alla maggioranza. Le opposizioni: “Testo irricevibile”. E arriva la sferzata del Colle

Riformare la Rai liberandola dai partiti – secondo i dettami della direttiva europea European Media Freedom Act –, mettendola sotto il controllo diretto… dei partiti. È la filosofia della proposta di “riforma” del servizio pubblico presentata ieri dal centro-destra.

Un testo – nato per evitare la procedura di infrazione della Ue che potrebbe scattare dall’8 agosto, quando l’EMFA entrerà in vigore – che riesce a peggiorare la già insostenibile condizione di sudditanza all’esecutivo di viale Mazzini.

Le proposte del centro-destra sulla Rai

I cardini del testo sono: l’elezione di 6 membri del Cda da parte del Parlamento (più uno dei dipendenti), “3eletti dalla Camera e 3 dal Senato, con la maggioranza dei 2/3 e dalla terza votazione con la maggioranza assoluta”; presidente e Ad (quest’ultimo in carica per 5 anni e non più per 3) nominati dal Cda; ratifica del presidente da parte della commissione di Vigilanza “adottata con la maggioranza dei due terzi, ma dopo la seconda votazione, il parere è espresso a maggioranza assoluta”. Dulcis in fundo, la possibilità che la Rai venda parti delle sue controllate ai privati e il finanziamento per la Rai deciso di anno in anno dal parlamento.

Le opposizioni: “Testo irricevibile”

Una proposta che il cantiere delle opposizioni per la riforma del servizio pubblico radiotelevisivo (Pd, M5s, Avs, Italia Viva, Azione, +Europa) con una nota ha bollato come “irricevibile”, poiché “mira a una vera e propria occupazione politica della Rai, altro che indipendenza”.

“L’ipotesi di elezione dei componenti del Cda e della presidenza, senza quorum qualificato – sottolineano le opposizioni- è infatti un vero e proprio atto di forza che punta a garantire alla maggioranza un controllo assoluto sul servizio pubblico”. Nel testo della maggioranza “mancano procedure e criteri trasparenti, anch’essi atti a garantire l’effettiva indipendenza della Rai; non viene chiarito il perimetro del servizio pubblico, non si garantisce trasparenza né un monitoraggio esterno efficace, e si ignora del tutto il tema cruciale delle risorse economiche per assicurare un servizio pubblico di qualità”. Inoltre, “non si dice nulla sull’annoso tema delle porte girevoli tra i nominati nel Cda”.

Floridia: “Più luci che ombre”

Per la presidente della Vigilanza, Barbara Floridia, si tratta di un testo “che presenta molte più ombre che luci”. “Ci sono aspetti che restano altamente critici e non ci soddisfano affatto”, spiega la presidente, “Il superamento della nomina governativa diretta dei membri del CdA è un passo avanti solo apparente: la nuova composizione del consiglio, che vede 6 membri su 7 di derivazione parlamentare con nomine che dopo le prime due votazioni possono essere accordate a maggioranza assoluta, ripropone il rischio di una Rai ostaggio della maggioranza di turno. Questo modello non garantisce indipendenza, ma ripropone logiche spartitorie, già viste e già fallite. Per questo noi chiediamo che le nomine avvengano sempre a maggioranza qualificata”.

No secco anche alla ratifica del presidente con la sola maggioranza assoluta della Vigilanza già al terzo scrutinio, perché, dice Floridia, rappresenta “un compromesso al ribasso che, di fatto, apre la strada a un controllo politico pieno anche su questa figura di garanzia”.

Anche la proposta di un tetto massimo ai tagli “non ci soddisfa. Non ci si può accontentare della “non riduzione eccessiva” del canone. L’unica garanzia vera per un servizio pubblico libero e indipendente è l’introduzione di una soglia minima di risorse stabilita nel contratto di concessione”, dice Floridia. “Altrimenti, ogni anno la Rai resterà appesa alle decisioni, in certi casi ai ricatti, della politica”. Che conclude bocciando sonoramente qualsiasi ipotesi di privatizzazione.

La bacchettata di Mattarella

E sulla riforma Rai e l’inaudita paralisi sulla nomina della presidenza, ieri, è arrivato anche il forte richiamo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Il Regolamento europeo sulla libertà dei media entrerà in vigore l’8 agosto e, da quel momento, le sue norme saranno applicabili: riguarderanno – fra l’altro – le questioni della indipendenza editoriale, i contenuti delle grandi piattaforme digitali, il funzionamento indipendente dei media del servizio pubblico. Quest’ultimo, è tema ancora più delicato, e richiama la assoluta necessità che le garanzie predisposte dalla legislazione siano attuate e non eluse. Il quadro offerto nella Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi sul tema di designazione del Presidente della Rai è sconfortante. La libertà vive del funzionamento delle istituzioni, non della loro paralisi”.