Pnrr a rischio ed effetto dazi: nuovo taglio alla crescita italiana

L'Ufficio parlamentare di bilancio rivede al ribasso la crescita per il 2025 e il 2026: a pesare anche il rischio di non attuare il Pnrr.

Pnrr a rischio ed effetto dazi: nuovo taglio alla crescita italiana

I dazi ancora non ci sono, gli effetti delle tariffe del 15% non sono stati calcolati, ma intanto la crescita italiana viene già rivista al ribasso. L’ultima doccia fredda per l’economia arriva dall’Ufficio di parlamentare di bilancio, che smentisce ancora una volta l’ottimismo del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Le stime di crescita vengono riviste rispetto ad aprile, prevedendo un Pil in aumento dello 0,5% quest’anno.

Ma non solo, perché pure il 2026 non andrà meglio, prevedendo sempre una crescita di solo mezzo punto percentuale. Si tratta di stime più basse dello 0,1% nel 2025 e dello 0,2% nel 2026 rispetto a quelle rilasciate ad aprile. La revisione deriva da un dato più negativo delle attese nel secondo semestre, ma anche dall’apprezzamento dell’euro sul dollaro. I rischi, inoltre, sono ritenuti al ribasso per diversi motivi. Uno di questi è il timore di uno slittamento dei progetti e delle opere del Pnrr.

E, ovviamente, non mancano i rischi legati ai dazi al 15% previsti dall’intesa tra Usa e Ue, che potrebbero avere un impatto più negativo di quello analizzato in questo scenario dall’Upb. L’analisi, come detto, non comprende le tariffe al 15%, considerando che l’accordo presenta diversi tratti di incertezza. E anche nelle ultime ore la chiarezza sui dazi è stata minima. Per ora l’intesa viene rinviata, con i dazi del 15% che scatteranno dal 7 agosto. Questo vuol dire che comunque l’accordo, ancora non formalizzato, sta reggendo. Ma intanto le tariffe sull’auto non vengono ridotte al 15%. Quindi anche su questo fronte regna il caos.

Crescita rivista al ribasso: i fattori

I dazi, peraltro, stanno già portando i loro effetti, spiega l’Upb. Perché nel primo trimestre l’export ha portato una spinta dello 0,1% sulla crescita del Pil, ma questa dinamica ha “solo anticipato il flusso di merci verso gli Stati Uniti prima dei nuovi dazi”. Così sono arrivati i dati negativi del secondo trimestre.

Per quanto riguarda le previsioni del 2026, invece, lo scarto negativo rispetto allo scenario precedente dipende anche dal “deterioramento degli scambi con l’estero, che ha principalmente risentito del netto apprezzamento dell’euro che riduce la competitività di prezzo e frena le esportazioni nette”. Oltre all’incertezza esterna, c’è poi quella interna: il primo timore è quello riguardante il Pnrr e la realizzazione dei progetti nei tempi programmati.

Per mantenere la crescita prevista (tutt’altro che elevata) è necessario che i progetti siano realizzati nei tempi prestabiliti. Positive, invece, le attese sull’occupazione: nel biennio è previsto un aumento medio dello 0,5% in termini di unità di lavoro standard, “incorporando un ridimensionamento delle ore lavorate”.