Il Quirinale si era fatto sentire lasciando trapelare rilievi formali su due norme aggiunte in corso d’opera e considerate poco urgenti per giustificare un decreto. Una riguardava Sport e salute, la società governativa a cui sarebbe passata l’organizzazione e gestione di eventi sportivi che ottengono contributi pubblici sopra i 5 milioni di euro. L’altra sulla Commissione indipendente per la verifica dei conti delle federazioni sportive professionistiche, in primis calcio e basket.
Evitato (per ora) lo scontro istituzionale col Colle
Alla fine, la maggioranza ha deciso di non andare al braccio di ferro con il Colle. E ha corretto un articolo e stralciato l’altro. Stiamo parlando del decreto Sport che contiene norme clou per l’organizzazione e gestione dei prossimi grandi eventi sportivi: dalle Olimpiadi invernali Milano-Cortina alla Coppa America che si disputerà a Napoli fra due anni.
Il decreto è stato approvato al Senato e oggi ritornerà alla Camera per una terza lettura. Nel primo pomeriggio di ieri, prima dell’approdo in Aula, era arrivato il via libera della commissione Cultura del Senato a due modifiche all’articolo 11 del decreto riguardanti la commissione per il controllo dei conti delle società sportive professionistiche di calcio e basket.
Una correzione arrivata in deroga al regolamento visto che l’esame degli emendamenti era stato chiuso la scorsa settimana e attraverso una proposta di modifica del relatore. La prima modifica riguarda il personale federale impiegabile nella nuova Commissione per l’equilibrio economico-finanziario; la seconda relativa alla competenza del giudice ordinario sulle controversie contributive delle società sportive.
Poi, dopo una pausa dei lavori dell’Aula, è trapelata la notizia che la maggioranza avrebbe stralciato, con un emendamento soppressivo a prima firma del senatore Giorgio Salvitti di FdI, l’articolo 9 quater con cui Palazzo Chigi imponeva di fatto la società Sport e Salute, dal 2023 guidata da Marco Mezzaroma, subentrando nell’organizzazione e gestione di mega eventi beneficiari di 5 o più milioni di fondi pubblici, come la Coppa Davis o gli Europei del volley 2026.
La previsione era stata inserita alla Camera, secondo il governo, per rendere il testo omogeneo con la nuova governance delle Atp Finals che prevede l’ingresso nell’organizzazione, accanto alla Federazione italiana tennis e padel, anche di Sport e Salute.
Una norma su cui il presidente della Fitp Angelo Binaghi ha espresso contrarietà. Inizialmente, dunque, il governo aveva tenuto il punto e accolto soltanto parzialmente i rilievi del presidente della Repubblica Sergio Mattarella approvando in commissione soltanto una modifica all’articolo 11 del testo. Dopo la discussione generale in aula e prima dell’inizio del voto degli emendamenti, è emersa la novità sull’articolo 9.
Abodi sicuro: supereremo il controllo del Colle
Timori per un’eventuale mancata promulgazione della legge da parte del Quirinale? “Se andiamo avanti evidentemente no, rispettosamente no”, ha commentato il ministro dello Sport, Andrea Abodi sulle prime notizie riguardanti le modifiche dell’articolo 11. Poi, dopo lo stralcio dell’articolo 9, non dovrebbero esserci più dubbi sul via libera del Colle.
Ma non si placano le polemiche dell’opposizione
Ma non si placano le polemiche dell’opposizione. “Nei continui e interminabili rimaneggiamenti al testo del Dl sport e negli incredibili pasticci che ne sono derivati, non si può non vedere una sonora sconfitta sia per la presidente del Consiglio che per il ministro dello sport”, ha commentato Raffaella Paita di Italia Viva.
“Le continue modifiche sono il risultato dell’assurdo braccio di ferro ingaggiato con arroganza dal governo con altri organi. Il fine del governo Meloni non era occuparsi dei problemi dello sport ma ‘occupare’ lo sport. Tuttavia, l’arroganza e l’approssimazione hanno portato l’esecutivo a schiantarsi. La domanda viene spontanea: c’è ancora un ministro dello sport? Abodi imbarazzante”, ha concluso Paita. Ma all’arroganza non c’è mai fine. Salvitti ha spiegato che le parti stralciate potranno confluire in un successivo veicolo normativo, come un ddl.