Scudo per Bartolozzi su Almasri: Nordio blinda la capo di gabinetto

"L'unico responsabile sono io". Così il ministro Nordio è sceso in campo per difendere Bartolozzi, che rischia di essere indagata..

Scudo per Bartolozzi su Almasri: Nordio blinda la capo di gabinetto

“Come la presidente Meloni ha ritenuto surreale che i suoi ministri abbiano agito senza il suo consenso, così anch’io ritengo puerile ipotizzare che il mio capo di gabinetto abbia agito in autonomia. Ribadisco che tutte, assolutamente tutte le sue azioni sono state esecutive dei miei ordini, di cui ovviamente mi assumo la responsabilità politica e giuridica”. Così ieri il Guardasigilli Carlo Nordio è sceso direttamente in campo a difesa della sua capa di gabinetto, Giusi Bartolozzi, descritta dai magistrati nella richiesta di autorizzazione a procedere inviata alla Camera come una grande protagonista della vicenda Almasri.

Per il Tribunale dei ministri Bartolozzi svolse un ruolo di primo piano

Anzi, per i magistrati Bartolozzi sarebbe stata la vera responsabile dell’iter che aveva portato alla scarcerazione del generale libico. Tanto che, sebbene non indagata, in molti ritengono molto probabile una sua iscrizione al registro, visto che il Tribunale dei ministri ha definito la ricostruzione dei fatti fornita da Bartolozzi “inattendibile e, anzi, mendace” nonché “intrinsecamente contraddittoria”.

Ma Bartolozzi non gode dell’immunità

La funzionaria aveva riferito di non aver sottoposto al ministro la bozza di atto che avrebbe impedito la liberazione di Almasri, sebbene abbia anche aggiunto di sentire Nordio “quaranta volte al giorno” e di averlo aggiornato su tutto. Rispetto agli altri indagati dell’inchiesta – lo stesso Nordio, il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano, accusati per i reati di omissione di atti di ufficio, concorso in favoreggiamento e in peculato – Bartolozzi non è una parlamentare e non gode quindi dell’immunità.

Da qui la preoccupazione di Nordio e la sua perorazione di ieri “Dopo una continua, pubblica e ininterrotta diffusione di notizie sul ruolo della mia capo gabinetto, ho letto la motivazione del Tribunale dei ministri e le illazioni che ne hanno tratto alcuni giornali”, si legge ancora nella nota del ministro, “La sola ipotesi, che ho appreso con raccapriccio, che un’eventuale incriminazione della mia collaboratrice sia un escamotage per attribuire alla giurisdizione penale un compito che ora è squisitamente parlamentare mi fa inorridire, perché costituirebbe una strumentalizzazione politica della Giustizia”. “Mi auguro che queste insinuazioni finiscano, e che il Parlamento, secondo la Legge Costituzionale, si pronunci definitivamente sul ruolo del mio ministero, di cui, ripeto, sono l’unico e responsabile capo”, conclude il ministro.

E il governo pensa a un escamotage per metterla al sicuro

Oltre alle invettive del ministro, il governo starebbe tentando di evitare l’incriminazione di Bartolozzi grazie a un escamotage legale permesso dalla legge 219-1989. Nell’interpretazione dell’esecutivo, se (come è quasi sicuro) il Parlamento negherà l’autorizzazione a procedere nei confronti di Nordio, allora la sua ‘immunità’ sarà automaticamente estesa alla Bartolozzi, perché, essendo il capo di Gabinetto il ‘braccio operativo’ del ministro, la valutazione politica sull’operato del ministro si estende anche a chi con il ministro ha collaborato.

La Procura quindi, se Bartolozzi non ha compiuto un reato autonomo ma in concorso col ministro, non potrà indagarla, o correrebbe il rischio di un conflitto di attribuzioni di fronte alla Consulta. Sempre secondo l’interpretazione del governo, la Procura potrebbe indagare Bartolozzi solo se questa avesse compiuto un reato autonomo, non per la sua collaborazione col ministro.

Renzi all’attacco

Per Matteo Renzi, “la guarentigia costituzionale vale per la premier e per i ministri. Non vale per i capi di gabinetto. Chi volesse piegare la norma per salvare una collaboratrice, commetterebbe un atto contro la Costituzione, contro le Istituzioni, contro la giustizia”.

Il segretario Anm: “Sarebbe meglio che a decidere sul caso Almasri fosse un tribunale, ma non accadrà”

E sulla vicenda ieri è intervenuto anche il segretario generale dell’Anm, Rocco Maruotti in una intervista al “Corriere”. A una domanda sulla punibilità del governo nel caso in cui abbia agito temendo ritorsioni osserva: “Va detto che chi si difende invocando una scriminante, come lo stato di necessità, ammette implicitamente che ha commesso il fatto. Ad ogni modo, nella domanda di autorizzazione a procedere si legge che le prove raccolte escluderebbero che Nordio, Piantedosi e Mantovano abbiano agito mossi da uno stato di necessità. Forse sarebbe meglio che a stabilire se vi è stata o meno una simile scriminante sia un giudice, all’esito di un processo, che però credo che non verrà mai celebrato per la prevedibile mancanza di autorizzazione a procedere”.