Il Cremlino ha annunciato di avere concordato con gli Usa un vertice tra Vladimir Putin e Donald Trump da tenersi alla fine della settimana prossima. Ma ha escluso un incontro con Volodymyr Zelensky. Non solo. Ieri ha anche escluso che l’incontro si possa tenere a Roma.
No di Mosca a Roma come sede del vertice
Che la capitale d’Italia potesse essere tra le sedi prese in considerazione per ospitare il vertice lo ha riferito Fox News. Trump avrebbe sondato la premier Giorgia Meloni, durante una telefonata, in merito alla disponibilità dell’Italia. La presidente del Consiglio avrebbe dato il suo assenso alla richiesta.
Peccato che, a stretto giro, l’agenzia statale russa Tass, citando una fonte, abbia categoricamente smentito: “Non sarà in Europa”.
L’Italia? troppo filo-ucraina
Il motivo per cui Mosca rifiuta come sede dell’incontro Roma? Troppo filo-ucraina. Appena 24 ore prima l’incaricato d’affari italiano a Mosca, Giovanni Scopa, è stato convocato al ministero degli Esteri, che gli ha notificato una protesta per quella che ha definito “la campagna anti-russa nello spazio informativo italiano” e la “reazione sproporzionata” del governo di Roma a una lista di dichiarazioni postata dallo stesso ministero degli Esteri di quelle che ha definito “esempi di discorsi di odio” contro la Russia.
La proposta su Roma come sede del vertice è stata formalizzata dal segretario di Stato Marco Rubio a Francia, Germania, Gran Bretagna, Ucraina e Finlandia, e il presidente ucraino si sarebbe detto molto favorevole. Ma il progetto non si è concretizzato appunto per la contrarietà di Mosca.
Tra le sedi prese in considerazione vi sono ora Ungheria, Svizzera ed Emirati arabi uniti
Fox News ha riferito che tra le sedi prese in considerazione vi sono ora Ungheria, Svizzera ed Emirati arabi uniti. Una possibilità, quest’ultima, alla quale aveva accennato giovedì anche Putin. Bloomberg intanto riporta che Washington e Mosca stanno lavorando a un accordo per arrivare a un cessate il fuoco in Ucraina che sancirebbe l’occupazione da parte della Russia dei territori conquistati finora con l’invasione militare.
Tregua a Kiev se Crimea e Donbass alla Russia
Putin, precisa l’agenzia, sta chiedendo che Kiev ceda non solo la Crimea ma anche l’intera area orientale del Donbass, con le regioni di Donetsk e Lugansk. In cambio la Russia sospenderebbe la sua offensiva nelle regioni meridionali di Kherson e Zaporizhzhia.
Bloomberg afferma che Trump è al lavoro in queste ore per assicurarsi il consenso di Kiev e degli alleati europei. Ma nessuna indiscrezione è finora uscita su come si intendano risolvere altre questioni cruciali almeno quanto quelle territoriali. Tra queste, la richiesta di Mosca per una neutralità dell’Ucraina, che quindi non dovrebbe entrare nella Nato, le garanzie di sicurezza chieste da Kiev e la eventuale revoca delle sanzioni contro la Russia.
Tusk crede nella possibilità di un accordo
A credere nella possibilità di un accordo è il premier polacco Donald Tusk, secondo il quale un congelamento del conflitto è “vicino”. Prudente, nelle sue ultime dichiarazioni, Trump, il cui ultimatum a Putin per mettere fine al conflitto è scaduto.
Alla domanda se manterrà la promessa di imporre nuove sanzioni a Mosca, il tycoon ha risposto: “Questo dipenderà da Putin, vedremo cosa dirà”.
Prudenti anche i russi. Il Cremlino e il ministero degli Esteri si sono astenuti da commenti in queste ultime ore, durante le quali Putin è stato impegnato in consultazioni telefoniche con i principali partner, a partire dal presidente cinese Xi Jinping, per seguire con il premier indiano Narendra Modi e con lo stretto alleato Alexander Lukashenko, presidente della Bielorussia.
Xi, secondo il resoconto della presidenza russa, “si è espresso a favore di una risoluzione a lungo termine della crisi ucraina”. Secondo l’agenzia ufficiale cinese Xinhua, il leader della Repubblica popolare ha dichiarato che “la Cina si rallegra di vedere la Russia e gli Stati uniti mantenere i contatti, migliorare le loro relazioni e promuovere una soluzione politica della crisi ucraina”.