“Dati sensibili”: i vertici Rai negano alla commissione di Vigilanza le informazioni sui contratti al minimo garantito

I vertici di TeleMeloni negano alla Vigilanza Rai i contratti sottoscritti dagli amici della destra: "Sono informazioni sensibili".

“Dati sensibili”: i vertici Rai negano alla commissione di Vigilanza le informazioni sui contratti al minimo garantito

Se da un lato i vertici di viale Mazzini negano a dipendenti di riportare ciò che accade in Azienda, dall’altro si rifiutano di riferire alla Commissione di Vigilanza Rai dati aziendali essenziali. È quanto si apprende dalla risposta inviata il 1° agosto scorso dalla Rai all’interrogazione presentata dalla senatrice M5s Dolores Bevilacqua, che La Notizia ha potuto leggere in esclusiva.

“I contratti Rai? Spiacenti, sono informazioni sensibili”

Tra i punti sollevati dalla componente della commissione, vi erano i compensi a sei (ma anche a sette) cifre e con minimo garantito tra l’80 e il 94% (cioè soldi che i conduttori/giornalisti percepiranno anche se non andranno in onda) che sono stati elargiti dai vertici Rai a personaggi ritenuti vicini alla destra di governo. Una cifra complessiva di 7,7 milioni di euro (solo per l’approfondimento). Una lunga la lista di beneficiari, rivelata sempre da La Notizia, della quale Bevilacqua aveva chiesto conto, inutilmente. Per viale Mazzini, “i dati richiesti rivestono natura di ‘fatto rilevante’ e quindi price sensitive”, impossibili da rendere pubblici… Sarebbero inoltre “informazione privilegiata” che potrebbe portare ad “abusi di mercato”.

Una risposta assai “curiosa”, considerando che la Vigilanza Rai è l’organo deputato a verificare la gestione del servizio pubblico!

I giornalisti d’inchiesta non sono giornalisti…

Un altro dei quesiti posti da Bevilacqua riguardava i contratti sottoscritti dagli autori dei programmi di inchiesta come Report o Presa Diretta. Secondo i vertici Rai “per quanto concerne i contratti di lavoro autonomo, è opportuno precisare che gli stessi non si configurano come attività giornalistica”. In pratica, secondo viale Mazzini, le inchieste dei programmi Rai non sarebbero fatte da giornalisti. Una verità smentita però dalle decine di cause per diffamazione vinte proprio perché gli avvocati della Rai hanno sempre dimostrato che si trattavano di inchieste firmate da giornalisti.

Inoltre, spiega una fonte interna all’azienda, “non riconoscendo il lavoro giornalistico di chi fa trasmissioni d’inchiesta, la Rai non ottempera al Contratto di servizio, il quale invece impone al servizio pubblico di fare giornalismo d’inchiesta. Quindi, se, come sostenuto, a fare le inchieste fossero persone qualsiasi, la Rai non dovrebbe nemmeno percepire il canone e si configurerebbe un possibile danno erariale”. AN.SPA.