Carceri italiane al collasso. Il rappresentante dei sindacati autonomi della polizia penitenziaria Fsa e Cnpp-Spp, Di Giacomo, lancia l’allarme: “Situazione da penitenziari sudamericani”

Carceri italiane al collasso, i sindacati autonomi della polizia penitenziaria denunciano: “Situazione da penitenziari sudamericani”

Carceri italiane al collasso. Il rappresentante dei sindacati autonomi della polizia penitenziaria Fsa e Cnpp-Spp, Di Giacomo, lancia l’allarme: “Situazione da penitenziari sudamericani”

Per le carceri italiane è stata un’estate nera. Non è un’immagine retorica, ma la fotografia cruda di quanto accaduto negli ultimi giorni. A denunciarlo è Aldo Di Giacomo, rappresentante dei sindacati autonomi della polizia penitenziaria Fsa e Cnpp-Spp, che parla di una situazione ormai degenerata, senza precedenti.

“Le carceri italiane non hanno più nulla da invidiare a quelle sudamericane ed africane”, afferma Di Giacomo, ricordando gli episodi drammatici che hanno scandito il Ferragosto: due evasioni a Bolzano, il suicidio di un diciassettenne tunisino a Torino e quello di un diciannovenne al primo giorno di carcere a Benevento, un altro decesso a Civitavecchia ancora da chiarire, tentativi di impiccagione a Regina Coeli e Torino, e la rivolta nello stesso carcere romano con incendi e aggressioni agli agenti.

Numeri drammatici

La denuncia del sindacalista si fonda su dati che parlano da soli: 55 suicidi e 103 morti per altre cause (33 ancora da accertare) dall’inizio dell’anno, per un totale di 158 vittime; 2.400 agenti aggrediti costretti a cure ospedaliere; evasionI e tentativi di evasione in aumento del 120%; rivolte e mini-rivolte cresciute del 200%; recupero di droghe +150% e di cellulari +180% dentro gli istituti.

“In questo Ferragosto è stata scritta la pagina più nera del nostro sistema penitenziario”, incalza Di Giacomo, accusando Governo e Parlamento di non avere ancora assunto provvedimenti concreti.

L’accusa al Governo e il rischio quotidiano per gli agenti

Il sindacalista non risparmia critiche nemmeno al dibattito politico: “È stucchevole lo scontro tra buonisti e duri. I primi non conoscono la realtà delle carceri, i secondi si oppongono a ogni ipotesi di misure alternative alla detenzione che potrebbero ridurre il sovraffollamento, la causa principale del disastro”.

Ancora più duro il giudizio verso chi, dentro e fuori le istituzioni, “volge la faccia dall’altra parte e continua a dire che tutto va bene”. Secondo Di Giacomo, l’unica certezza è l’altissimo rischio quotidiano corso dagli agenti penitenziari, costretti a lavorare in condizioni paragonabili a quelle dei penitenziari sudamericani.

“Non vogliamo che scappi il morto tra i lavoratori in divisa”, avverte, lanciando un appello affinché l’opinione pubblica dedichi ai penitenziari la stessa attenzione che viene riservata alle morti sul lavoro.

Emergenza nazionale

Il sindacalista conclude chiedendo al Governo interventi urgenti e strutturali, al di là dei piani e degli annunci: “Il sistema penitenziario ha toccato il fondo. È arrivato il momento che la politica smetta di rinviare e affronti questa emergenza come una vera questione di sicurezza nazionale”.