Matteo Salvini non ha dubbi: la priorità assoluta della prossima manovra deve essere la rottamazione delle cartelle. Tanto per cambiare, un favore anche a chi evade. Che viene prima, nei piani del vicepresidente del Consiglio, delle misure a favore di salari stagnanti o per combattere la povertà. Per Salvini una nuova rottamazione “definitiva” delle cartelle esattoriale dovrebbe essere una priorità “di tutto il governo”: “Ne ho parlato col ministro Giorgetti e son convinto che la portiamo a casa”.
L’ottimismo di Salvini viene spiegato dal diretto interessato facendo riferimento allo spread “che si sta avvicinando ai minimi termini”, al “governo stabile”, alla Borsa e all’occupazione “ai massimi”. Motivi che secondo il vicepresidente del Consiglio dovrebbero spingere il governo a mettere in campo la pace fiscale: “Significa liberare milioni di lavoratori da un sequestro di queste cartelle che nel frattempo si sono moltiplicate”. Per Salvini, quindi, la vera priorità del governo deve essere ancora una volta un regalo a chi non ha pagato tutti i suoi debiti con il Fisco.
Per la capogruppo di Avs alla Camera, Luana Zanella, Salvini “ha un’unica idea in testa: quella di far ‘fesso’ lo Stato, ciò tutti e tutte noi, e chi continua a pagare da sempre e regolarmente le tasse”. “Se la rottamazione delle cartelle è una priorità – afferma Zanella – in un Paese in cui salari e pensioni sono poveri, la sanità al collasso, le infrastrutture vecchie, i cambiamenti climatici una calamità per i territori e la salute, allora significa che il governo è alla deriva, che non sa che fare”.
Non solo la rottamazione, tutte le incognite della manovra
Sulla manovra autunnale continuano a rimanere tante incognite. Il cantiere si aprirà a tutti gli effetti dopo l’estate, anche se qualche discussione è già stata avviata. Il confronto non riguarda solo la rottamazione, ma anche e soprattutto la riduzione dell’Irpef dal 35% al 33% per i redditi fino a 50-60mila euro. Una misura che vuole fortemente Forza Italia e su cui dovrebbe convergere anche Fratelli d’Italia. Il costo sarebbe di circa 4 miliardi, secondo le prime stime, con un beneficio che può raggiungere i 440 euro.
Un altro nodo è quello delle pensioni, con la necessità di trovare le risorse per sterilizzare l’aumento di tre mesi per raggiungere l’età pensionabile. I tre mesi aggiuntivi per lasciare il lavoro dovrebbero scattare nel 2027 in base alla crescita dell’aspettativa di vita: servirebbero quindi 67 anni e tre mesi per accedere al sistema previdenziale. Bisogna trovare i soldi, forse anche prima della manovra, per evitare questo aumento che proprio la Lega non può permettersi, dopo anni di slogan sull’abolizione della riforma Fornero e sulla necessità di anticipare l’uscita dal lavoro.
Per trovare le risorse il governo punta, come dimostrato anche da Salvini, sullo spread che certifica la tranquillità dei mercati, con l’Italia che ha quasi raggiunto la Francia. E sui minori tassi di interesse che vogliono dire più risorse a disposizione. Ma le risorse servono anche per altro, come l’Ires premiale, già annunciata dal Mef, per le aziende con i conti in ordine e che assumono. Poi c’è sicuramente da finanziare la sanità, con il ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha assicurato di aver già ottenuto due miliardi aggiuntivi. Insomma, il cantiere della manovra si deve ancora aprire, ma i nodi da sciogliere sono già tanti. E le risorse, ancora una volta, latitano.