Con un messaggio affidato ai social, il ministro israeliano Israel Katz ha promesso una risposta durissima contro Gaza City qualora Hamas non accettasse le condizioni imposte da Israele per porre fine al conflitto.
“Presto le porte dell’inferno si apriranno sulle teste degli assassini e degli stupratori di Hamas – ha scritto Katz – finché non accetteranno le condizioni israeliane: il rilascio di tutti gli ostaggi e il disarmo”. In caso contrario, ha aggiunto, “Gaza, la capitale di Hamas, diventerà Rafah e Beit Hanoun”, entrambe già rase al suolo dai raid delle scorse settimane.
L’allarme dell’Unrwa: “I civili non hanno un posto dove andare”
Alle minacce militari di Israele si contrappone la denuncia delle Nazioni Unite. Raquel Martì, direttrice in Spagna dell’Unrwa, ha descritto alla radio Cadena Ser un quadro drammatico per la popolazione civile.
“Già 16.000 persone sono uscite da Gaza e altre continueranno a uscire, ma molti non hanno un posto dove andare. La zona sicura di Al Mawasi continua ad essere bombardata”, ha sottolineato. Martì ha poi espresso scetticismo verso le dichiarazioni di Benjamin Netanyahu, che ha annunciato un piano militare per il controllo della Striscia parallelamente a nuove trattative di tregua: “Sono mesi che parla di negoziati, ma continua a massacrare con piani sempre più contorti contro la popolazione”, ha dichiarato.
Secondo l’Unrwa, i palestinesi restano intrappolati in una “scelta impossibile”: rimanere a Gaza con il rischio di morire sotto le bombe, o fuggire senza avere alcuna garanzia di sopravvivenza altrove.
I bombardamenti di oggi: almeno 30 vittime
Intanto la violenza sul campo non si arresta. Secondo fonti mediche citate da Al Jazeera, solo dall’alba di oggi sono stati uccisi almeno 30 palestinesi in tutta la Striscia.
Di questi, 25 hanno perso la vita a Gaza City, epicentro dei raid più intensi. Altri due decessi sono stati confermati dall’ospedale Nasser di Khan Younis, colpito nelle ultime ore da attacchi israeliani nell’area nord-occidentale della città.