Ursula di nuovo sulla graticola. La sfiducia arriva ora da Sinistra

Mozione di The Left di cui fanno parte anche i 5 Stelle. Può arrivare al voto già nella seconda plenaria di ottobre

Ursula di nuovo sulla graticola. La sfiducia arriva ora da Sinistra

A distanza di due mesi dall’ultimo voto di sfiducia, Ursula von der Leyen torna di nuovo nel mirino. E un nuovo voto potrebbe metterla alla prova a Strasburgo già a ottobre.

La sfida, però, non arriva più dall’estrema destra dell’Afd: questa volta è la Sinistra Ue, il gruppo che raccoglie anche Sinistra Italiana ed il M5S, a puntare il dito contro la Commissione.

La sfida a Ursula ora arriva da Sinistra

A luglio la mozione di sfiducia era nata come iniziativa individuale dell’eurodeputato bulgaro di Ecr Gheorge Piperea, ed era stata la cartina di tornasole dei malumori trasversali per quello che viene vissuto e subito come uno stile di governo autoritario.

Secondo la mozione Piperea, von der Leyen doveva dimettersi per il suo operato nell’ambito dello scandalo Pfizergate, per aver usato la legge digitale Ue per influenzare le elezioni e per aver approvato il Rearm Eu con la procedura d’urgenza, estromettendo l’Eurocamera. Come ampiamente previsto quella mozione non era passata. Ma Socialisti, Liberali e Verdi – che assieme al Ppe fanno parte della maggioranza Ursula – avevano rinviato l’appuntamento per la verifica a settembre quando si terrà il discorso sullo stato dell’Unione e l’approvazione del bilancio pluriennale.

I Cinque Stelle rilanciano: via una Commissione fallimentare

Ora si aggiunge la possibile graticola ad ottobre. I Cinque stelle, ricordiamo, avevano votato a favore della mozione Piperea. E ora rilanciano. “Ursula von der Leyen sta portando l’Unione europea alla rovina. L’accordo con Trump sui dazi, se verrà definitivamente approvato, sarà una zavorra per l’economia europea e penalizzerà le imprese italiane che puntano sull’export per sopravvivere. I silenzi e le connivenze sul genocidio a Gaza rappresentano poi la negazione dei valori e dei principi sanciti nei Trattati europei. Infine, la guerra in Ucraina: l’ostinazione della von der Leyen per l’escalation militare sta persino indispettendo la sua Germania, oltre che a rendere il conflitto eterno con l’inevitabile scia di morti e distruzione che una guerra porta con sé”, afferma la delegazione M5S al Parlamento europeo.

Mal di pancia tra socialisti e Verdi verso Ursula

Tra i dem c’era chi non aveva partecipato al voto sulla mozione Piperea come Marco Tarquinio. “Sono uno dei deputati europei ed europeisti che hanno deciso di non partecipare al voto. Non avrei mai potuto dire di sì alla mozione di censura presentata dalle destre anti-europee e non ho inteso dare fiducia anche in modo indiretto alla Presidente di una Commissione europea che sta insidiando e svalutando il ruolo del Parlamento europeo e ha dato impulso o legittimato politiche europee e nazionali – comprese quelle del governo Meloni – che mettono in questione valori e diritti fondamentali in tema di pace, riarmo, politiche sociali, governo delle migrazioni umane e conversione ecologica della nostra economia”, dichiarò Tarquinio.

Nel mirino della Sinistra e dei Verdi l’intesa Ue-Mercosur

Ma ora che l’iniziativa arriva dalla sinistra si aprono nuovi scenari. Al centro delle ragioni della nuova mozione i due fronti caldi della Commissione: la mancata presa di posizione netta sul conflitto a Gaza e l’accordo commerciale Usa-Ue, definito dalla capogruppo della Sinistra Ue, la francese Manon Aubry, “un atto di vassallaggio nei confronti di Washington”.

Nel testo c’è una forte critica all’intesa Ue-Mercosur, che la Commissione ha adottato proprio ieri. Secondo le stime Ue apre a un mercato di 700 milioni di consumatori, con la previsione della crescita dell’export di beni e servizi europei nei Paesi del Mercosur e in Messico del 40%. Fortemente critici i Verdi che chiederanno alla “Corte di giustizia Ue di pronunciarsi” sulla compatibilità dell’accordo commerciale tra Ue e Mercosur “con gli obiettivi climatici europei e gli impegni internazionali in materia di ambiente”.

Mentre i 5S ritengono che l’intesa tradisca ancora una volta gli agricoltori.

Partita la raccolta firme per la mozione di sfiducia: ne mancano 26

Sulla mozione di sfiducia i socialisti restano prudenti, ma Zingaretti non risparmia una stoccata alla presidente della Commissione. “Noi stiamo combattendo affinché von der Leyen cambi linea e atteggiamento”, ha detto il capodelegazione del Pd all’Eurocamera, Nicola Zingaretti. “È un’iniziativa della Sinistra Ue che è all’opposizione: vedremo se si concretizzerà e poi faremo le nostre valutazioni”, ha aggiunto Zingaretti.

Dalla Sinistra Ue intanto tirano dritto e puntano a portare la mozione al voto nella seconda plenaria di ottobre. Per presentarla però servono 72 firme e il gruppo conta 46 eurodeputati: ne mancano dunque 26. Un numero non impossibile da raggiungere, soprattutto tenuto conto dei forti mal di pancia di una gran parte dei socialisti nei confronti della presidente della Commissione Ue. E dei Verdi.

Eurodeputati a cui si rivolge direttamente Aubry: “C’è chi da mesi si lamenta di von der Leyen ma non fa nulla. Ora c’è un testo, che arriva da sinistra e che mette al centro Gaza e i dazi come ragioni principali: chi non lo sosterrà dovrà spiegarlo”. La partita inoltre potrebbe creare convergenze inattese. Se sul tema di Gaza non sembrano possibili aperture a destra, contro l’accordo con il Mercosur invece non mancano i malumori anche tra i Patrioti e specialmente nella Lega.