La Sveglia

Global Sumud Flottilla, diario di bordo #5

Global Sumud Flottilla, giorno 5. Le barche italiane non partono a caso: si concentrano con quelle che risalgono dalla Spagna e da Tunisi, per salpare insieme. È logistica e buon senso: arrivare alla spicciolata sarebbe un regalo a chi vuole isolare ogni equipaggio. Gli organizzatori indicano la finestra del 7 settembre per l’innesto da Catania e Tunisia, dopo controlli e prove di sicurezza: la flotta cresce a onde, non a colpi di foto.
Intanto Gaza sanguina. Nelle ultime 24 ore i raid hanno ucciso almeno 69 persone e ne hanno ferite oltre 400, portando il bilancio complessivo a circa 64.300 morti dall’ottobre 2023.
A Gaza City l’offensiva ha raso al suolo un grattacielo nel quartiere Rimal, mentre le sirene corrono tra le tende degli sfollati. La cronaca è una sola: bombardamenti su edifici, famiglie, strade.
A Roma la premier risponde a Elly Schlein promettendo «tutela per gli italiani a bordo», invitando però ad «avvalersi dei canali umanitari già attivi» per evitare rischi. I famosi canali umanitari che non incanalano mentre accade lo sterminio.
È la solita protezione condizionata: la dignità viene messa a bilancio, come se la legge del mare e il dovere consolare fossero optional. Chi oggi parla di oneri dovrebbe guardare i numeri di Gaza e decidere da che parte stare.
Noi, intanto, facciamo ciò che va fatto: proteggere i naviganti, smentire i complottisti, ricordare che le acque di Gaza non sono proprietà privata. La partenza del segmento italiano avverrà con la concentrazione di tutte le barche — dalla Spagna alla Tunisia — perché questa è la forza: un’unica rotta, un’unica notizia, un’unica richiesta agli Stati che tacciono