Leoncavallo, oggi il corteo schizofrenico: in piazza antagonisti antigentrificazione e consiglieri Pd pro urbanistica meneghina. E ci sarà anche lo striscione per salvare San Siro

Oggi sinistra in piazza per il Leoncavallo. Ma un pezzo di corteo vuole salvare San Siro. Intanto è polemica sull'accordo capestro con i club sulle plusvalenze delle aree

Leoncavallo, oggi il corteo schizofrenico: in piazza antagonisti antigentrificazione e consiglieri Pd pro urbanistica meneghina. E ci sarà anche lo striscione per salvare San Siro

Schizofrenia in salsa milanese. Oggi pomeriggio partirà infatti da Porta Venezia (ore 14,30)  il corteo contro lo sgombero del centro sociale Leoncavallo del 21 agosto scorso. Un corteo – il cui percorso è ancora sub Iudice, visto che gli organizzatori vorrebbero farlo terminare in piazza Duomo, mentre le autorità di pubblica sicurezza propongono piazza Fontana – al quale parteciperanno diverse anime.

Dagli antagonisti ai maggiorenti del Pd

Dagli antagonisti (che però sfileranno anche prima, con un corteo autonomo), agli esponenti del Partito democratico, presenti rigorosamente a titolo personale, perché il Pd formalmente non ha aderito. E, tra questi, hanno annunciato la loro presenza anche dirigenti e consiglieri comunali (a partire dal segretario metropolitano Alessandro Capelli), gli stessi cioè che in questo settembre di fuoco per la giunta di Giuseppe Sala, dovrebbero dare il via libera alla vendita dello stadio di San Siro. E che per mesi hanno difeso – o difendono tutt’ora – prima la legge del Salva-Milano (fortunatamente naufragata) poi l’urbanistica “meneghina”, anche quando questa è finita in blocco sotto la lente (e nei fascicoli) della procura di Milano.

Un grattacielo al posto del Leoncavallo

Una presenza curiosa, la loro, se si considera che lo stabile di via Watteau dalla quale è stato cacciato il Leoncavallo – con un’azione di forza ordinata dal governo – è destinato proprio a trasformarsi (o a rigenerarsi, come piace dire a Milano) in uno di quei palazzi extra-lusso, che tanto male hanno fatto a Milano (complice anche l’abbattimento degli oneri concesso dalle giunte di centro-sinistra a costruttori e sviluppatori).

Lo striscione per salvare San Siro

Una presenza che da curiosa diventerà stridente, se si pensa che un pezzo – probabilmente non trascurabile – del corteo sfilerà dietro allo striscione che reciterà “Giù le mani da San Siro”. Un’iniziativa partita grazie all’appello di alcuni cittadini, guidati da Paolo Hutter, come raccontato da La Notizia. Ieri l’ultima adesione eccellente, quella di Legambiente (associazione che col Comune di Milano collabora con continuità).

“Oltre alla protesta contro lo sgombero – spiega il consigliere comunale dei Verdi, Carlo Monguzzi – è necessario porre il problema di una città più giusta e civile che metta al centro della politica l’interesse pubblico. La decisione finale della vendita del Meazza e dintorni va in direzione opposta e dovrebbe avvenire nei prossimi giorni. Uniamo quindi tutti gli sforzi perché la sinistra non voti la vendita”.

Chissà se i maggiorenti e i consiglieri del Pd presenti raccoglieranno il massaggio. DI sicuro non lo coglierà il sindaco Sala, che, a meno di sorprese dell’ultimo minuto, non sarà alla manifestazione per timore di contestazioni.

L’accordo capestro sulle plusvalenze delle aree

Intanto, dopo l’incontro privato che la vicesindaca Anna Scavuzzo ha avuto prima con i consiglieri Pd (e non con tutti quelli della maggioranza), poi con quelli dell’opposizione, per spiegare – e convincerli – della bontà della ventura delibera di vendita del Meazza, i dubbi rimangono.

Uno dei punti che dovrebbe spingere i consiglieri a votare a favore è l’accordo (non ancora raggiunto) tra Comune e Club sulle cosiddette “plusvalenze” (concetto che nel calcio ultimamente non hanno portato certo cose buone…), ovvero il patto per il quale se le squadre dovessero rivendere le aree di San Siro prima che trascorrano cinque anni dall’acquisto, il Comune avrà diritto alla metà delle plusvalenze.

Ecco perché non tutela la città dalla speculazione

Una clausola che dovrebbe mettere al sicuro la città da manovre speculative. Ma non è esattamente così, come fa notare Luigi Corbani, presidente del Comitato Sì Meazza: “In primo luogo, cinque anni sono un periodo ridicolo, se si pensa che le squadre pensano di affittare San Siro (una volta di loro proprietà) per 6 anni, automaticamente rinnovabili di altri 6 anni. Ma in secondo luogo, se i fondi vendono le società per azioni, Milan AC e FC Internazionale, cosa succede? Stando a quello che si legge, i due fondi americani potrebbero vendere le società anche il giorno dopo la compravendita, e allora che fa il Comune? Le squadre non rivenderanno il “compendio immobiliare”, ma sono i fondi che venderanno le squadre, con il pacchetto immobiliare compreso, come valore aggiunto. E come farà il Comune a stabilire la plusvalenza del 50% sulla vendita delle squadre che detengono a metà la operazione immobiliare?”.

Domande alle quali potranno rispondere i consiglieri Pd oggi in piazza. Forse…