Nepal nel caos: 22 morti e il premier Oli si dimette dopo le proteste contro il blocco dei social

Nepal nel caos: almeno 22 morti e il premier Oli si dimette dopo le proteste contro il blocco dei social network

Nepal nel caos: 22 morti e il premier Oli si dimette dopo le proteste contro il blocco dei social

Il Nepal sta vivendo ore drammatiche. Le violente proteste esplose a Kathmandu e in altre città hanno provocato almeno 22 morti e oltre 500 feriti, secondo i media locali. Le manifestazioni, nate dopo il blocco di oltre venti piattaforme social tra cui Facebook, Instagram, TikTok e YouTube, si sono trasformate in una rivolta antigovernativa senza precedenti.

Le strade della capitale sono state invase da colonne di fumo, con incendi e devastazioni che hanno colpito edifici governativi e residenze private di politici di primo piano. I manifestanti, molti dei quali giovani della Generazione Z, hanno dato alle fiamme il palazzo del Parlamento e persino la sede della Corte Suprema, simboli del potere legislativo e giudiziario del Paese.

La caduta del governo e le dimissioni a catena

Travolto dalla crisi, il primo ministro Khadga Prasad Sharma Oli ha annunciato le dimissioni, affermando in una nota di voler aprire “la strada a una soluzione costituzionale dell’attuale emergenza”. Oli aveva già tentato di calmare le piazze revocando il divieto sui social network e annunciando un’inchiesta sugli scontri che avevano causato 19 vittime. La mossa non è bastata a fermare la rabbia popolare.

Alle dimissioni del premier si sono aggiunte quelle di tre ministri: il titolare degli Interni Ramesh Lekhak, il ministro dell’Agricoltura Ram Nath Adhikari e quello dell’Approvvigionamento Idrico Pradeep Yadav, che ha dichiarato il proprio sostegno ai giovani manifestanti.

La violenza tocca le alte cariche dello Stato

Gli scontri hanno raggiunto un livello allarmante. Secondo fonti locali, i manifestanti hanno preso di mira non solo sedi istituzionali, ma anche le abitazioni di esponenti politici. Grave l’episodio che ha visto coinvolta la residenza dell’ex premier Jhalanath Khanal: un incendio doloso ha provocato gravi ustioni alla moglie, attualmente in condizioni critiche.

Nemmeno le massime cariche dello Stato sono state risparmiate. Le residenze del presidente Ram Chandra Poudel e dell’ex premier Sher Bahadur Deuba sono state assaltate, mentre l’esercito ha dovuto evacuare ministri e funzionari dalle loro case con elicotteri militari.

Paese paralizzato: voli sospesi e istituzioni sotto assedio

Il clima di violenza e insicurezza ha costretto alla sospensione di tutti i voli presso l’aeroporto internazionale di Tribhuvan. L’esercito presidia il Parlamento e le sedi del governo, ma la situazione rimane fuori controllo: i manifestanti avrebbero occupato uffici chiave dei tre poteri dello Stato – esecutivo, legislativo e giudiziario – mettendo in ginocchio l’assetto istituzionale del Paese.