C’è anche il rettore dell’Università Parthenope di Napoli, Antonio Garofalo, tra gli indagati dell’inchiesta della Dda di Napoli su presunti appalti truccati, culminata ieri nell’esecuzione di 17 misure cautelari nei confronti, tra gli altri, dell’imprenditore Nicola Ferraro, considerato vicino al clan dei Casalesi (per lui è stata disposta la custodia cautelare in carcere), e del sindaco di Arienzo (Caserta) e coordinatore provinciale di Forza Italia a Caserta Giuseppe Guida (finito ai domiciliari).
Per Garofalo, indagato per il reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, il gip del Tribunale di Napoli Nicola Marrone ha disposto la misura della sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici per 12 mesi. Garofalo è tra i cinque candidati per le elezioni del nuovo presidente della Crui, Conferenza dei rettori delle università italiane, che si terranno il prossimo 25 settembre.
Soldi e viaggio in Grecia per cambiare l’appalto
Al centro della vicenda che lo vede coinvolto c’è l’appalto, bandito dalla Parthenope, per il servizio triennale delle pulizie dei locali dell’ateneo a Napoli e a Nola. Secondo quanto ricostruito dalla Dda, Garofalo avrebbe corretto la proposta contrattuale prevista dall’appalto determinando automaticamente l’assegnazione dello stesso, di circa 4 milioni di euro, in favore di una ditta di servizi di facility management che avrebbe esercitato sul rettore pressioni in tal senso.
In cambio sarebbero stati corrisposti 30mila euro al rettore e a un secondo pubblico ufficiale dell’università, ancora non identificato. Garofalo avrebbe anche goduto di un soggiorno di una settimana a Mykonos in una struttura nella disponibilità di un intermediario della ditta.
Quattromila voti in cambio di appalti l’accusa per il coordinatore di Fi, Guida
Ed è stato un altro appalto a mettere nei guai il coordinatore provinciale di Fi e sindaco di Arienzo, Guida. Secondo la Dda avrebbe accettato un pacchetto di voti per le elezioni provinciali (circa 4mila) in cambio della revoca dell’appalto per l’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti nel comune di Arienzo alla ditta aggiudicataria, in modo da favorire la seconda classificata. Da qui l’accusa di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio (il gip ha escluso l’aggravante dell’associazione mafiosa ipotizzata dalla Dda). A promettere le preferenze, sarebbe stato l’imprenditore Ferraro, ex consigliere regionale, già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa con sentenza passata in giudicato.