Urbanistica a Milano, per il Riesame il sistema di corruzione esisteva. Interdetto l’ex assessore Tancredi, che per la corte ha dimostrato “un’elevata e concreta attitudine criminale”

Inchiesta sull'urbanistica: per il Riesame la corruzione (impropria) ci sarebbe stata e l'ex assessore Tancredi ne sarebbe stato a conoscenza

Urbanistica a Milano, per il Riesame il sistema di corruzione esisteva. Interdetto l’ex assessore Tancredi, che per la corte ha dimostrato “un’elevata e concreta attitudine criminale”

“L’inchiesta per corruzione non esiste”. “Picconata la tesi della procura”. “Il riesame affossa l’inchiesta sull’urbanistica” ecc… Erano stati molti i commentatori, alla luce delle prime due pronunce del Tribunale del Riesame sull’imprenditore Manfredi Catella e Alessandro Scandurra (ex componente della Commissione Paesaggio) le quali avevano negato una possibile corruzione, a dare per spacciata l’inchiesta milanese sulla corruzione nel settore dell’Urbanistica.

Ieri però lo stesso tribunale del Riesame ha “picconato i picconatori”, stabilendo nelle motivazioni riguardanti l’ex assessore alla Rigenerazione Urbana, Giancarlo Tancredi, che la possibile corruzione c’è, eccome. Tanto che Tancredi potrà lasciare gli arresti domiciliari, ma dovrà essere sottoposto alla misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio, nonché astenersi dal contrattare con la pubblica amministrazione, per un anno.

Gravi indizi di “un consolidato sistema di corruttela e commistione tra interessi pubblici e privati”

Secondo la corte, infatti, dalle indagini emergerebbero gravi indizi di colpevolezza circa “l’esistenza di un consolidato sistema di corruttela e commistione tra interessi pubblici e privati”, che ruotava attorno alla figura dell’architetto Giuseppe Marinoni (presidente della commissione Paesaggio) e Federico Pella, manager e socio della società di ingegneria J+S. “Le valutazioni del Gip devono essere confermate”, scrive il Riesame, che indica nei progetti di via Palizzi e via Pisani le tangibili prove della corruzione (per le quali Marinoni avrebbe ottenuto 55.000 euro da Pella).

Da Tancredi un importante contributo al “mercimonio della funzione pubblica”

Ma ciò che è importante dal punto di vista politico, oltre che penale, è che per il Riesame il “mercimonio della funzione pubblica” messo in piedi dall’allora presidente Marinoni e Pella avrebbe avuto un importante “contributo” dall’allora assessore Tancredi. Tanto che per i giudici configura il reato di “corruzione impropria”, con la “vendita della funzione” pubblica, “messa a libro paga”.

Nel provvedimento a carico dell’ex assessore i giudici parlano della sua “elevata attitudine criminale“, perché secondo la Corte avrebbe seguito “per lungo tempo” logiche “perverse di illegalità” nel settore dell’urbanistica, da cui non si è distaccato, e ha portato avanti con “spregiudicatezza” un’attività “criminosa” con il “sistematico impiego distorto della funzione pubblica”. E con “benefici ‘di ritorno'” sulla sua “esponenziale ricerca di ruoli di maggiore visibilità nel contesto professionale”. Per il Riesame Tancredi era anche “molto attivo sul versante dell’elargizione di favori ai quali connettere la sua, e altrui, influenza politica e professionale”.

Per il Riesame, inoltre, “emergono gravi indizi del fatto che Tancredi abbia consapevolmente concorso al perfezionamento del patto corruttivo intercorso tra Marinoni e Pella, anzitutto favorendo il conferimento del patrocinio comunali all’iniziativ sui Nodi e porte metropolitane, nonché ponendosi a disposizione per agevolare le attività poste in essere dal tandem Marinoni-Pella”.

E, infine, aggiungono i giudici, “Tancredi seguiva da vicino il funzionamento della commissione paesaggio, riceveva costanti informazioni sulle decisioni assunte ed interveniva talvolta nelle valutazioni tecniche demandate all’organo ,mostrando così piena consapevolezza anche delle situazioni di incompatibilità in cui versava Marinoni”.

Ora la palla passa alla Cassazione

Insomma, se il verdetto su Catella-Scandurra sembrava aver tagliato le gambe ai magistrati di Milano, quello – diametralmente opposto – su Tancredi-Pella-Marinoni, ne rilancia pienamente l’azione. Naturalmente ora la parola passerà alla Cassazione, alla quale la procura aveva annunciato di voler far subito ricorso dopo le prime pronunce del Riesame (così come faranno i legali di Tancredi-Pella-Marinoni).

E proprio alla Cassazione toccherà ora determinare se all’interno dello stesso fascicolo, fattispecie considerate simili dai pubblici ministeri, ma diverse dal Riesame, possono convivere, o se invece esiste una direzione univoca delle indagini, decisamente rivolta all’innocenza di tutti gli indagati o decisamente rivolta alla loro colpevolezza. Attendiamo tutti di vedere cosa accadrà Di sicuro, quanti avevano recitato il de profundis per la procura di Milano, ieri hanno dovuto ricredersi.