Meloni non parla con la stampa (tranne quella amica) da oltre 250 giorni, ma santifica le pastarelle da Mara Venier. Sempre meglio che parlare di Gaza

Non parla con la stampa, ma va a Domenica In. E a chi la critica, Meloni risponde col solito vittimismo

Meloni non parla con la stampa (tranne quella amica) da oltre 250 giorni, ma santifica le pastarelle da Mara Venier. Sempre meglio che parlare di Gaza

“Io non voglio mai parlare con la stampa italiana”. Il copyright è della premier Giorgia Meloni. Che in effetti è una persona coerente con quanto afferma (in privato), considerato che da oltre 250 giorni rifiuta di rispondere alle domande della stampa sul suo operato. Niente interviste, zero conferenze stampa.

Molto meglio (per lei) limitare le sue esternazioni a videomessaggi, post accorati e trascinanti comizi dai palchi amici. O, se proprio proprio deve parlare, magari perché tra sette giorni si vota per le amministrative delle Marche e lei e il suo partito sono in campagna elettorale con par condicio vigente, meglio apparire tra le accoglienti braccia della nonna d’Italia, Mara Venier a Domenica In. E lì parlare di “pastarelle” e buone tradizioni del pranzo domenicale in famiglia dell’italiano medio. Un elogio del focolare che fa molto “patria e famiglia”.

Non parlare di Palestina

E la “pastarella” trova ancora maggior motivazione, se a Domenica In si va alla vigilia di un viaggio alle Nazioni Unite, dove si ritroverà a essere una tra gli ormai pochissimi capi di Stato e di governo che si rifiuta di riconoscere lo stato di Palestina. E anche qui, non è che ha mai detto apertamente (proprio perché con la stampa, tranne quella amica si intende, non parla) che nonostante il genocidio dei palestinesi, le armi con Tel Aviv continuiamo a importarle e ad esportarle, che non rompe le relazioni diplomatiche e non vuole imporre sanzioni. No, lascia che a parlare  sia il suo ministro degli Esteri, quell’Antonio Tajani che da mesi parla senza dire nulla. Ma almeno davanti ai microfoni ci va mettendoci la faccia…

E poi Meloni può sempre virare sul vittimismo

E se poi qualcuno dovesse cogliere l’incongruenza di andare a parlare solo con chi ti coccola oppure di un servizio pubblico televisivo che si mette a completa disposizione del capo del governo per i suoi spot personali, può sempre buttarsi sul vittimismo, dono che certamente a Meloni non manca.

“La polemica di oggi delle opposizioni riguarda la mia partecipazione ad un videocollegamento con ‘Domenica In’, nel quale sono intervenuta per circa 80 secondi”, ha infatti detto la premier domenica notte, “Sono intervenuta per sostenere la candidatura della Cucina Italiana a Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco, insieme al Sindaco di Roma (Pd) Roberto Gualtieri, che è intervenuto subito dopo di me. Un esempio concreto di quanto sia importante che ogni partito politico valorizzi un’iniziativa capace di portare meriti e benefici a tutta l’Italia, raccontando al mondo le nostre tradizioni e la nostra cultura”.

E poi ha aggiunto: “Eppure, nonostante fosse evidente la bontà dell’iniziativa – e la presenza di amministratori di ogni colore politico – qualcuno ha preferito costruire l’ennesima polemica sul nulla. Certo, sono lontani i tempi in cui, nello stesso programma, il premier del Pd si faceva intervistare per 45 minuti”. “In ogni caso – ha concluso -, noi continueremo a lavorare e valorizzare le eccellenze italiane insieme a coloro che vorranno farlo”. Polemica ribaltata, un altro punto segnato, un’altra dichiarazione fatta, senza contraddittorio.

Quel tweet imbarazzante

Certo, ci sarebbe quel piccolo particolare che internet non dimentica nulla e c’è sempre la possibilità che rispunti fuori quel vecchio tweet, quello dell’11 settembre 2020, nel quale la stessa Meloni (di lotta, non di governo) attaccava: “Oggi Rai Uno ci fa sapere che, domenica 13 settembre (in uno degli orari più di audience), a una settimana dal voto, il presidente del Consiglio Conte rivolgerà un messaggio alla Nazione durante Domenica In. Benvenuti in Corea del Nord”… Ma è un rischio calcolato, chi vuoi che se lo ricordi. E, se anche qualcuno lo dovesse rimettere in circolo, lei sarà già sull’aereo per New York e a rispondere saranno i suoi pretoriani, rimasti a presidiare il fortino.

Per fortuna ci sono gli scontri

E se poi, malauguratamente, nel giorno dello sciopero per Gaza, dovessero anche verificarsi degli incidenti tra i manifestanti, allora l’operazione sarebbe perfetta. Perché da New York la premier potrà parlare (male) della sinistra violenta, ricordare il suo nuovo idolo Charlie Kirk (per fregare l’amico-nemico Matteo Salvini), ammazzato da un estremista di “sinistra” (falso) e aggiungere che al Palazzo di Vetro porterà tutto il cruccio di una madre cristiana per i bambini morti. Senza parlare di Palestina nelle poche dichiarazioni di rito. E il gioco è fatto. E poi pastarelle per tutti…