Caso Almasri, per la procura il reato di Bartolozzi “non è in concorso” con i ministri. A rischio il piano del centrodestra per scudare il braccio destro di Nordio

Scudo a rischio per la collaboratrice di Nordio, Bartolozzi. La capa di gabinetto è accusata di un reato autonomo e non in concorso col ministro

Caso Almasri, per la procura il reato di Bartolozzi “non è in concorso” con i ministri. A rischio il piano del centrodestra per scudare il braccio destro di Nordio

La capo di gabinetto del ministero della Giustizia, Giusi Bartolozzi, è indagata nell’ambito della vicenda del generale libico Almasri (arrestato e rimesso in libertà, nonostante fosse ricercato dalla Corte penale internazionale) per false informazioni e non per un reato in concorso con il Guardasigilli Carlo Nordio. Quindi non può usufruire della tutela della richiesta di autorizzazione a procedere toccata invece al coimputato ‘laico’ Alfredo Mantovano.

Dori: “Non esiste in Giunta un caso Bartolozzi”

A spiegarlo, ieri, Devis Dori (Avs), presidente della Giunta per le autorizzazioni della Camera, nella nota con la quale ha reso pubblica la risposta ricevuta dalla Giunta da parte della procura di Roma. “È arrivata oggi presso i nostri uffici la risposta del Procuratore di Roma, Francesco Lo Voi alla richiesta votata dalla maggioranza di questo organismo parlamentare di poter accedere agli atti relativi alla posizione della dottoressa Giusi Bartolozzi”, ha dichiarato Dori, “In buona sostanza e in estrema sintesi – sottolinea – il Procuratore conferma l’iscrizione della dottoressa Bartolozzi per il 371-bis cp, cioè false informazioni, e che non si tratta di reato in concorso, quindi non si applica la procedura speciale dell’autorizzazione a procedere”.

“Ribadisco pertanto nuovamente che un caso Bartolozzi in Giunta non esiste”, ha concluso Dori, il quale ha convocato per oggi l’organismo  per sentire le conclusioni del relatore Federico Gianassi (Pd) sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Nordio e Matteo Piantedosi e del sottosegretario Mantovano.

Un goffo tentativo per scudare il braccio destro di Nordio

La risposta della procura di Roma – dovuta quanto scontata – era stata sollecitata dalla stessa Giunta, o meglio, dalla maggioranza di centrodestra in Giunta, la quale sta facendo di tutto per salvare il braccio destro di Nordio. Bartolozzi è infatti indagata per false dichiarazioni che avrebbe reso ai pm sul caso Almasri, ma, a differenza degli uomini di governo, non gode di immunità. Da qui gli sforzi del centrodestra per garantirle uno scudo legale, sostenendo che Bartolozzi ha sempre e solo eseguito gli ordini del ministro di riferimento. Come aveva dichiarato lo stesso Guardasigilli: “La connessione tra quanto fatto dal ministro e quanto fatto da lei è evidente”.

E la richiesta al Tribunale dei ministri dell’acquisizione degli atti su Bartolozzi era stato il primo passaggio per arrivare poi a sollevare un conflitto di attribuzione nei confronti della Procura di Roma presso la Corte Costituzionale. Il nodo è appunto il tipo di reato commesso: per il centrodestra si tratta di “reato connesso” (e quindi scudabile), per la procura di Roma, invece, trattasi di reato autonomo e quindi non soggetto all’autorizzazione a procedere.

Ma la destra prova a salvare anche Santanché

Ma ieri anche la Giunta per le immunità del Senato ha sollevato un conflitto di attribuzioni. Il caso riguarda la ministra Daniela Santanchè, accusata dalla procura di Milano di truffa ai danni dell’Inps nel periodo del Covid, perché avrebbe indebitamente richiesto e ottenuto 126mila euro di cassa integrazione, mentre in realtà i suoi dipendenti lavoravano in smart working.

La Giunta ha votato (a maggioranza) a favore della relazione della senatrice della Lega Erika Stefani per l’attivazione del conflitto di attribuzione di fronte alla Corte costituzionale, perché la Procura milanese avrebbe inserito negli atti del processo alcune e-mail di Santanchè e registrazioni di alcune conversazioni a cui aveva preso parte,  senza che venisse chiesto preventivamente al Senato l’autorizzazione all’utilizzo di queste comunicazioni.

Si chiede di cancellare mail che però non sono nel fascicolo dei pm

L’opposizione, come spiegato dalla senatrice M5S, Ada Lopreiato, si è espressa contro la relazione, chiedendo di rimandare la decisione della Giunta a dopo il pronunciamento del giudice atteso nell’udienza del 21 ottobre. Il punto è che quelle mail e conversazioni non compaiono nel fascicolo della procura, come avevano chiaramente dichiarato in aula dagli stessi pm, i primi a riconoscere l’inutilizzabilità del materiale probatorio.

Tanto che, come ha anticipato Lopreiato, a metà ottobre il giudice “potrebbe in qualche modo esprimersi su quello che è oggetto della richiesta di Santanchè e quindi la nostra questione in giunta sarebbe superata. Di fronte a questa nostra richiesta – ha aggiunto la senatrice – la maggioranza ha puntato i piedi e ha ritenuto che comunque bisognasse assecondare quella che è la richiesta di sollevare il conflitto di attribuzione”. Un provvedimento inutile, quindi, ma che farà perdere tempo prezioso al processo. E la prescrizione, per Santanché, si fa sempre più vicina…