Stadio, il voto sulla delibera slitta a lunedì. Fischi in aula per Scavuzzo e Pd. I contrari chiedono tre giorni per studiare il testo, ma la maggioranza dice no

Tra i fischi è passata senza voto la prima seduta dedicata alla delibera di vendita del Meazza. Lunedì sarà il D-Day e Sala non sa se avrà la maggioranza

Stadio, il voto sulla delibera slitta a lunedì. Fischi in aula per Scavuzzo e Pd. I contrari chiedono tre giorni per studiare il testo, ma la maggioranza dice no

Il D-Day dello stadio è arrivato. Ed è passato. Senza che il Consiglio Comunale votasse se vendere lo stadio Meazza e le aree limitrofe, oltre 280mila mq (otto volte piazza del Duomo) ai fondi, per soli 172 milioni di euro. Tutto rimandato a lunedì, quando è in programma un’altra seduta. Che questa volta sarà fiume e porterà alla conta.

Alla conta in aula

Ma ieri è stato importante per capire le posizioni e per provare a contare i voti. La maggioranza per il sindaco Beppe Sala è a quota 25 favorevoli. All’ingresso in aula, ne aveva 24, sette invece i contrari. Uno indeciso. Un filo sottilissimo che ieri non si è sciolto…. Confermato naturalmente – tra i fischi dei cittadini presenti – il voto favorevole del Partito Democratico alla vendita.

Fischi al Pd e alla vice-sindaca Scavuzzo

Fischiatissima, in particolare, la vice sindaca Anna Scavuzzo, quella che ha gestito il dossier stadio, dopo il coinvolgimento nell’inchiesta penale dell’ex assessore alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi, la quale aveva chiesto di votare a favore. Momenti di duro scontro si sono registrati anche quando le opposizioni e consiglieri di maggioranza contrari, hanno invocato tre giorni di sospensione per poter studiare i documenti della delibera di vendita, che non è mai stata approvata dalla giunta e che i consiglieri dovrebbero approvare senza possibilità di apportare alcun emendamento.

Tre giorni necessari sostenevano per analizzare gli atti nelle commissioni. Richiesta però bocciata dalla maggioranza. Che ha fretta di vendere. In realtà, gli emendamenti bipartisan depositati sono già oltre 40, ma probabilmente saranno tutti considerati inammissibili dalla presidenza, visto che ne basterebbe uno per cambiare il “contratto” con i club, mandando a monte l’operazione.

Sala: “Ho negoziato al meglio con le squadre”

In mattinata aveva parlato il sindaco Beppe Sala: “Io ritengo di avere negoziato al meglio con le squadre. Di negoziazioni nella mia vita professionale ne ho fatte tante, di certo non ho imparato in questo momento, ho fatto tutto quello che potevo fare. Quindi, il mio lavoro si è risolto con la definizione di questa ipotesi di contratto, però bisogna aspettare un parere”. “È chiaro che mi auguro una decisione a favore, dopodiché, però, non posso certamente ipotecare nulla”, aveva aggiunto il sindaco a poche ore dall’inizio del consiglio comunale. L’operazione Meazza, ha osservato, è “una questione che io capisco essere divisiva e d’altro canto, a questo punto, veramente libertà di pensiero e di opinione per i consiglieri che devono fare la loro parte”.

L’allarme di Dalla Chiesa sulla delibera: “Pericolo ‘Ndrangheta”

Ma prima della seduta di ieri, in mattinata, ad infiammare – ulteriormente – il dibattito, le pesantissime affermazioni del presiedente del Comitato per la Legalità e il Contrasto alla criminalità organizzata del Comune di Milano, Nando Dalla Chiesa, che a proposito della delibera sulla vendita dello stadio durante l’ultima commissione consiliare poco prima della discussione in aula ha detto: “Come Comitato non ci sembra che ci sia stata una risposta adeguata da parte dell’amministrazione, se non buone intenzioni e auspici. Il rischio mafioso permane a monte e a valle perché le informazioni avute sulla proprietà non chiariscono, non riusciamo a capire con chi si sta parlando”.

Una delle criticità secondo Dalla Chiesa è proprio quella di identificare il titolare effettivo delle società che controllano Milan e Inter. “Servono informazioni precise sulla persona fisica che è la legittima proprietaria, in particolare per quanto riguarda l’Inter – ha aggiunto -. Poi a valle servono garanzie sulle imprese che lavoreranno nei cantieri: devono essere iscritte in white list. Perché l’uso del caporalato nei cantieri a Milano è un problema che sta dilagando” ed spesso è legato alla ‘Ndrangheta. “Quindi è opaco ciò che sta a monte e a rischio ciò che sta a valle”, ha concluso.

L’avvocato Toffoletto: “Impossibile obbligare i fondi a non rivendere”

Nella stessa commissione aveva parlato anche l’avvocato Alberto Toffoletto, consulente del Comune, a proposito dello scudo legale concesso ai club dalla delibera. “È il massimo dell’interesse pubblico e della trasparenza che se c’è una indagine penale è giusto uscire dal contratto, ed è biunivoco. E’ una grande protezione per la cittadinanza”, ha detto. E a chi ha chiesto se non fosse possibile inserire una clausola per evitare che i club vendano dopo l’acquisto, il legale ha risposto: “Non è praticabile. Comprare, rafforzare e vendere è il loro mestiere. Non esiste opzione negoziale che obbliga a non vendere ma se vendono ci deve essere un beneficio per il comune. Questo è presidiato nell’accordo”, con la cosiddetta clausola di earn-out. “