Le Lettere

Quel pazzo, pazzo Trump

Trump sembrava essere amico di Putin e maltrattava Zelensky. Adesso invece dice che l’Ucraina può vincere la guerra, ma intanto ritira le truppe dai Paesi baltici. Sembra un pazzo.
Tano Bruni
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Gentile lettore, Trump non è pazzo: concepisce la diplomazia secondo parametri sconcertanti e mutevoli. Con Zelensky è passato da “Non hai le carte!” a “Puoi vincere la guerra e riprendere la Crimea”. Quest’ultima mutazione ha due ragioni, entrambe utilitaristiche. Promettendo di terminare la guerra in 24 ore, Trump voleva che Putin, come contropartita, isolasse la Cina, dagli Usa temuta come la peste. Putin si è rifiutato, come riportai ne La Notizia del 24 aprile. Dimitrii Suslov, uno dei consiglieri di Putin, disse: “Sarebbe contro i nostri interessi. Non abbandoneremo Cina, Iran e Nord Corea, che ci hanno garantito la sopravvivenza”. Da qui il voltafaccia di Trump. Poi c’è un altro movente più tattico-affarista: con il ritiro dal Baltico Trump mette l’Europa nella condizione di aumentare i rinforzi al fianco est, e sa come? Comprando più armi dall’America. Quello di Trump è un modo per dire: se volete protezione, pagate. È la stessa tattica dei racket che chiedono il pizzo ai negozianti di quartiere, solo che Trump lo fa in grande. Non mi stupirei se domani facesse lo stesso con l’Italia: “O pagate o sbaracco le basi di Sigonella e Aviano”. In verità quelle basi sono vitali al dispositivo strategico americano, ma lui gioca di bluff. E già immagino la risposta della Meloni: “Signorsì”. Tanto, lei fa quel che vuole coi soldi nostri. Sarebbe la prima volta che il padrone di casa paga la pigione al suo inquilino.