Avvenuto il matrimonio – datato 30 settembre – si inizia la vita insieme. A convolare a nozze, alle 3.40 del mattino di martedì, il sindaco Beppe Sala, la dirigenza milanese del Pd e Forza Italia di Letizia Moratti. A permettere l’unione (forse destinata a durare molto più a lungo di quanto molti possano pensare) la delibera di vendita dello stadio di San Siro a due fondi di investimento Usa, che controllano anche Milan e Inter.
Un passaggio di proprietà che ha frantumato la maggioranza di centro-sinistra scaturita dalle urne nel 2021 e sancito la nascita di una nuova, basata sull’asse Pd-Fi. A farne le spese, la componete di “sinistra” del Pd eletta a palazzo Marino e dei Verdi, sostituite dagli uomini di Moratti. Gli stessi che non partecipando alla votazione su San Siro, hanno permesso l’approvazione della delibera.
Sala chiama il centro-destra morattiano alla collaborazione. A partire dall’Urbanistica
E che quel matrimonio possa durare, lo ha detto – tra le righe – ieri lo stesso Sala, commentando la vendita: “Sia nella maggioranza che nella minoranza si sono create un po’ di spaccature, ma su un tema del genere ci sta. Io poi tendo a vedere quelli che stanno dall’altra parte politica come avversari e non come nemici per cui non mi scandalizzo se Forza Italia partecipa a un percorso del genere sullo Stadio”.
E ha aggiunto: “Ci sono tante materie in cui bisognerebbe avere la capacità di lavorare di più assieme. Il che non vuol dire che debbano cambiare gli schieramenti. Per esempio il tema dell’urbanistica” su cui “siamo andati oltre il Salva Milano, ma che manchi una legge nuova adatta ai tempi che regola l’urbanistica in Italia è altrettanto vero. Ci sono cose su cui ci si dovrebbe unire e non separare“. Del resto, sul Salva-Milano il sindaco era alleato non solo di Fi, ma anche di Lega e Fratelli d’Italia…
Tocca a Verdi decidere se restare in maggioranza
E sulle alleanze, Sala, ha spiegato: la maggioranza del 2021 “esiste ancora. Nel mio caso l’unica problematica è quella relativa ai Verdi, con cui fin dall’inizio ci sono stati dei distinguo. Non enfatizzerei di certo i tre consiglieri del Pd contrari”. E a chi gli ha chiesto se i Verdi usciranno dalla maggioranza, ha risposto, gettando la palla nell’altro campo: “Non lo so, dovete chiederlo a loro”. E comunque, ha concluso “Voglio essere anche un pochino cinico, conta il risultato. Tra poco tempo ci si dimenticherà dei 24 voti” con cui è passato il documento in Aula “e tutti metteremo la testa sul progetto del nuovo stadio”.
Intanto sui social è rivolta tra gli elettori di centro-sinistra
Sarà come dice il sindaco, di certo ieri sui social sono esplose la frustrazione e la rabbia di molti (ex) elettori del centro-sinistra. Oltre all’appoggio di Fi, a scaldare gli animi è stata la “tagliola” imposta dalla maggioranza agli emendamenti presentati soprattutto dai consiglieri di centro-sinistra… L’emendamento ammazza-emendamenti – quello che quando è stato utilizzato dalla destra in Parlamento, per esempio per la Riforma della giustizia, aveva causato la sollevazione del Campo largo – all’alba di martedì si è trasformato in uno strumento di democrazia partecipativa…
Scaroni brinda e i contrari preparano i ricorsi
E, mentre il popolo di centrosinistra inveisce, c’è chi brinda, apertamente. A partire da Paolo Scaroni, presidente del Milan, lo stesso che – come rivelato da La Notizia – l’11 settembre scorso convocò i vertici di Forza Italia chiedendo loro di votare a favore della vendita o di uscire dall’aula, cosa puntualmente avvenuta. Ieri ha dichiarato: “È stato un percorso lungo, lo seguo da tanti anni, che finalmente è arrivato al successo grazie all’amministrazione comunale innanzitutto, al sindaco, all’interlocuzione che abbiamo avuto noi con loro per tanti mesi, Inter e Milan insieme. Sono veramente contento”. E a chi chiedeva se temesse eventuali ricorsi, ha risposto: “Quelli ci possono sempre essere in Italia, ma credo che ci siano tutti gli elementi perché vengano respinti”.
Già i ricorsi: persa la partita politica, i contrari alla vendita (esponenti politici e comitati) si rivolgeranno alla giustizia amministrativa e contabile. Sono numerosi i ricorsi già depositati al Tar (come quello sulla data del vincolo culturale, presentato da Si Meazza, attraverso l’avvocato Veronica Dini) e quelli pronti a partire. Tra questi ultimi, quello dell’avvocato Stefano Nespor che contesta l’intero iter di vendita.