La Sveglia

Global Sumud Flotilla, diario di bordo #33

Più di 2 milioni di persone in 100 città: è la “ciurma senza nave” della Global Sumud Flotilla che continua a navigare sull’asfalto.

Global Sumud Flotilla, diario di bordo #33

Le piazze oggi sono un porto di terra: cento cortei, oltre due milioni di persone, studenti e lavoratori che occupano strade e stazioni come corridoi umanitari dove la merce non passa e la coscienza sì. È la “ciurma senza nave” della Global Sumud Flotilla che continua a navigare sull’asfalto: blocchi ai binari, porti chiusi ai TIR, assemblee trasformate in carte nautiche di un Paese che non vuole essere complice. A Bologna, Milano, Torino la marea è visibile anche ai ciechi.

A Palazzo Chigi si mastica imbarazzo. Prima l’idea di far pagare il rientro agli attivisti, poi la corsa del Viminale e della Farnesina a inseguire la narrativa dei “disagi senza vantaggi” mentre le immagini dell’abbordaggio in acque internazionali fanno il giro del mondo. Perfino la tempistica dei contatti consolari e l’assistenza legale è contestata: udienze fissate senza avvertire i difensori, trasferimenti lampo. Una gestione che assomiglia più a una resa di dignità che a una politica estera. Nel porto di Ashdod la scena più raccapricciante: Itamar Ben-Gvir passeggia tra i recinti, indica i fermati e li chiama «terroristi», sale sulle navi come fossero trofei.

È il ministro che trasforma i diritti in propaganda, mentre alcuni attivisti vengono spostati a Ketziot e i legali denunciano abusi. La criminalizzazione come metodo, l’umiliazione come messaggio. Intanto Gaza sanguina. Dall’alba nuovi bombardamenti su case e “zone sicure”: decine di morti solo oggi, il bilancio complessivo supera i 66 mila. Restano famiglie sepolte, quartieri rasi al suolo, ospedali al collasso e una città svuotata a colpi di ordini di evacuazione e esplosivi radiocomandati. La ciurma di terra lo sa: la rotta non è finita finché non c’è protezione, corridoi veri, tregua, giustizia.