Piano di pace di Trump, al via in Egitto i negoziati tra Hamas e Israele per porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza

Delegazioni riunite a Sharm el-Sheikh per discutere il cessate il fuoco e lo scambio di ostaggi. Washington parla di “giorni decisivi”

Piano di pace di Trump, al via in Egitto i negoziati tra Hamas e Israele per porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza

Sono iniziati oggi a Sharm el-Sheikh, in Egitto, i negoziati tra Hamas e Israele sul piano di pace promosso dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che punta a un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e alla liberazione degli ostaggi ancora detenuti dal movimento islamista.

I colloqui, ritenuti cruciali da Washington, si svolgono alla presenza di rappresentanti statunitensi e del Qatar, con la mediazione egiziana. La delegazione di Hamas, guidata da Khalil al-Hayya, è arrivata ieri sera sul Mar Rosso, mentre quella israeliana, guidata dal ministro per gli Affari strategici Ron Dermer, è giunta questa mattina.

Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha definito i prossimi giorni “decisivi” per capire se Hamas intenda davvero negoziare. “Capiremo molto rapidamente se il movimento è pronto a collaborare”, ha dichiarato, sottolineando che la priorità è la liberazione dei 48 ostaggi israeliani, di cui 20 ancora in vita.

Il piano di pace di Trump per la Striscia di Gaza

In un messaggio diffuso sui social, Donald Trump ha affermato che i negoziati “stanno avanzando rapidamente” e che la prima fase dell’accordo “dovrebbe essere completata entro la settimana”. Il piano di pace per il Medio Oriente elaborato da Washington prevede tre passaggi principali: il rilascio degli ostaggi israeliani in cambio della liberazione dei prigionieri palestinesi, un cessate il fuoco a Gaza e il ritiro graduale delle truppe israeliane dalla Striscia.

Trump ha inoltre esortato entrambe le parti ad “agire rapidamente” per evitare nuovi “spargimenti di sangue”, definendo la risposta di Hamas “un segnale di disponibilità verso una pace duratura”. Secondo fonti diplomatiche, questa volta i mediatori intendono evitare il metodo graduale dei precedenti negoziati: l’obiettivo è raggiungere un accordo complessivo prima del cessate il fuoco, per evitare che le trattative si interrompano tra una fase e l’altra.

Le posizioni di Hamas e Israele

Hamas, attraverso il suo capo negoziatore al-Hayya, ha confermato di aver accettato diverse parti del piano americano, inclusa la liberazione degli ostaggi, ma resta ambigua la posizione del movimento sul tema del disarmo, che rimane uno dei principali nodi del negoziato.

Sul fronte israeliano, il primo ministro Benjamin Netanyahu affronta forti pressioni interne: da un lato le famiglie degli ostaggi, che chiedono la fine del conflitto; dall’altro, i falchi della coalizione di governo, contrari a qualsiasi tregua. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha avvertito che fermare gli attacchi su Gaza sarebbe “un grave errore”, mentre il ministro della Sicurezza Itamar Ben-Gvir ha minacciato di far cadere il governo in caso di accordo.

In controtendenza, l’opposizione centrista guidata da Yair Lapid ha offerto sostegno politico a Netanyahu affinché i negoziati possano andare avanti: “Non permetteremo che l’accordo venga sabotato”, ha dichiarato.

Un fragile spiraglio di pace

Gli Stati Uniti sperano che i colloqui di Sharm el-Sheikh possano segnare la prima svolta diplomatica in due anni di guerra a Gaza, iniziata dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, in cui furono uccise circa 1.200 persone e oltre 250 prese in ostaggio.

Nonostante le parole di ottimismo di Trump, sul terreno i bombardamenti israeliani sono proseguiti anche domenica, con almeno 19 vittime secondo le autorità sanitarie locali. Ma i segnali economici positivi, come il rialzo dello shekel e della Borsa di Tel Aviv, mostrano una cauta fiducia dei mercati in un possibile accordo.

“È la prima volta dopo mesi che mi sento davvero speranzoso”, ha detto un residente di Tel Aviv. Resta però da vedere se questo nuovo tentativo di mediazione americana riuscirà davvero a trasformare le parole in un cessate il fuoco duraturo.