Il rischio è quello di una vera e propria beffa. Gli esclusi potrebbero essere 170mila, lavoratori per i quali il governo – infrangendo le sue stesse promesse – non riuscirebbe a scongiurare l’innalzamento di tre mesi dell’età anagrafica e dei requisiti contributivi che scatteranno dal 2027 per andare in pensione. Sterilizzare l’aumento di tre mesi, per Giancarlo Giorgetti, è un obiettivo più volte dichiarato. Ma le risorse a disposizione scarseggiano e il rischio di un intervento parziale è ora molto concreto.
Pensioni, rischio beffa: ecco chi potrebbe restare escluso dal congelamento di tre mesi
Così facendo il governo potrebbe dimezzare i costi, ma lasciando fuori 170mila persone. L’innalzamento automatico di tre mesi scatterebbe nel 2027, ma si tratta di una misura che costa tre miliardi a regime. Quindi ora si ipotizza di intervenire solamente per chi ha già compiuto 64 anni, facendo scendere il costo a 1,5 miliardi il primo anno e poi a 2 miliardi una volta a regime. Resterebbero fuori quei lavoratori che hanno raggiunto i 42 anni e 10 mesi di contributi nel 2027 non avendo ancora compiuto i 64 anni.
Sul campo ci sarebbero anche altre ipotesi, come lo scatto di uno scalino più basso nel 2027, con un mese in più subito e uno o due nell’anno successivo. Il sottosegretario leghista al Lavoro, Claudio Durigon, continua ad assicurare che l’incremento di tre mesi verrà fermato “per tutti”, ma non sembra così semplice. Un dossier, quello delle pensioni, che finirà sul tavolo di un vertice a Palazzo Chigi, in cui bisognerà definire gli interventi della prossima Manovra. Con non poche incognite e il rischio di una vera e propria beffa in tema di pensioni.