Il Wwf lancia l’allarme: la crisi climatica stravolge l’agricoltura italiana e fa crescere i prezzi dei prodotti locali

Il Wwf Italia lancia l’allarme: la crisi climatica mette in ginocchio l’agricoltura, riduce la produzione e fa crescere i prezzi dei prodotti

Il Wwf lancia l’allarme: la crisi climatica stravolge l’agricoltura italiana e fa crescere i prezzi dei prodotti locali

La crisi climatica sta cambiando profondamente l’agricoltura italiana, rendendo i prodotti locali sempre meno disponibili e sempre più costosi. In occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, il Wwf Italia ha diffuso un allarme nell’ambito della campagna Our Future, sottolineando come gli effetti del cambiamento climatico siano ormai strutturali e non più episodici.

Il 2025 ha confermato un trend allarmante: la temperatura media nazionale dei primi tre mesi ha registrato un’anomalia di +1,67°C rispetto alla media, mentre luglio e agosto sono stati tra i mesi più caldi mai registrati in Europa. L’impatto sull’agricoltura è evidente: cali di produzione, danni alle colture e forti oscillazioni dei prezzi al consumo.

Secondo l’associazione ambientalista, la produzione di latte è in crisi. In Europa è diminuita dell’1%, e in Italia il calo è particolarmente marcato in Lombardia, dove il caldo estivo ha ridotto la resa fino al 15%, con perdite di 1,8 milioni di litri al giorno. In Molise il crollo ha raggiunto il 30%.

Il Wwf lancia l’allarme: la crisi climatica stravolge l’agricoltura italiana e fa crescere i prezzi dei prodotti locali

Non va meglio per le coltivazioni frutticole. I ciliegeti pugliesi, che rappresentano il 30% della produzione nazionale, hanno perso fino al 100% del raccolto in alcune aree del barese a causa delle gelate primaverili. A Milano, le ciliegie hanno toccato prezzi record di 23 euro al chilo. Situazione analoga per mandorle e nocciole, con un calo produttivo rispettivamente del 60% e del 25% e rincari fino al 20% rispetto al 2023.

Anche la produzione di miele italiano ha subito una battuta d’arresto quasi totale nella primavera 2025, per poi riprendersi solo parzialmente in estate. Le gelate hanno compromesso inoltre pesche e albicocche, con una riduzione del raccolto del 20% rispetto al 2024. La pericoltura, già segnata da fitopatie e dalla cimice asiatica, ha visto un crollo del 25%, sancendo la perdita di competitività dell’Italia in Europa.

Qualche segnale positivo arriva dal comparto olivicolo e vitivinicolo. La raccolta delle olive 2025, trainata dal Sud, mostra un incremento del 30% rispetto al 2024, mentre la vendemmia beneficia di un equilibrio climatico che ha favorito quantità e qualità delle uve.

Nel frattempo, il riscaldamento globale sta favorendo la diffusione della frutta tropicale made in Italy. Coltivazioni di mango, avocado, papaya e lime si stanno espandendo soprattutto al Sud, e in alcuni casi i produttori hanno iniziato a esportare verso il Nord Europa. Tuttavia, come spiega il Wwf, queste sperimentazioni “non rappresentano una soluzione strutturale, poiché i microclimi locali sono in continua trasformazione”.

Eva Alessi, responsabile sostenibilità del Wwf Italia, invita a un cambio di rotta: “Per valorizzare il potenziale del nostro comparto agricolo è necessario mettere a sistema più azioni: dall’economia circolare all’agroecologia, dall’innovazione tecnologica all’agricoltura rigenerativa, fino al recupero e riuso delle acque reflue. Serve diffondere l’agricoltura biologica e dare piena attuazione ai progetti per il risparmio idrico.”

Il messaggio è chiaro: senza una strategia di adattamento concreta, la crisi climatica rischia di compromettere la sicurezza alimentare del Paese e di spingere ulteriormente verso l’alto i prezzi dei prodotti locali.