Economia sommersa in Italia: nel 2023 vale 217,5 miliardi, pari al 10,2% del Pil

Per l'ISTAT cresce l’economia sommersa: oltre 3 milioni di lavoratori irregolari e un valore totale di 217,5 miliardi, pari al 10,2% del PIL.

Economia sommersa in Italia: nel 2023 vale 217,5 miliardi, pari al 10,2% del Pil

Nel 2023 l’economia sommersa in Italia non accenna a fermarsi. Secondo l’ISTAT, il valore complessivo dell’economia non osservata raggiunge i 217,5 miliardi di euro, pari al 10,2% del Pil, in aumento di 15,1 miliardi rispetto al 2022, con un incremento del 7,5%. La crescita riguarda sia il sommerso legale sia le attività illegali, un fenomeno che mette in luce l’ampiezza delle economie parallele nel Paese.

Lavoro irregolare e sotto-dichiarazione

Il cuore del fenomeno resta il lavoro irregolare: le unità impiegate in maniera non regolare superano 3 milioni e 132 mila, in crescita di oltre 145 mila unità rispetto all’anno precedente. La componente legata alla sotto-dichiarazione dei redditi vale 108,2 miliardi di euro, mentre quella connessa all’impiego di lavoro irregolare si attesta a 77,2 miliardi. Le componenti residuali raggiungono i 12,2 miliardi.

Complessivamente, l’economia sommersa “pulita”, ossia al netto delle attività illegali, si aggira sui 198 miliardi, mentre le attività illegali sfiorano i 20 miliardi.

Settori più colpiti

I settori dove il fenomeno assume maggior peso sono i servizi alle persone (32,4% del valore aggiunto), Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (18,8%) e Costruzioni (16,5%). Al contrario, l’incidenza è più contenuta in Altri servizi alle imprese (5,5%), Produzione di beni di investimento (4,3%) e Produzione di beni intermedi (1,6%).

La variazione settoriale mostra dinamiche contrastanti: il sommerso cala in Costruzioni e Agricoltura, mentre aumenta negli Altri servizi alle persone e nei settori commerciali.

Attività illegali in crescita

Per quanto riguarda le attività illegali, il valore aggiunto nel 2023 si attesta a 20 miliardi di euro, pari allo 0,9% del Pil, con un incremento dell’1% rispetto al 2022. Il traffico di stupefacenti domina la scena, con un valore aggiunto di 15,3 miliardi e consumi finali pari a 17,2 miliardi. Anche i servizi di prostituzione registrano una crescita, con valore aggiunto a 4,1 miliardi e consumi a 4,8 miliardi. Marginale rimane l’attività di contrabbando di sigarette, che contribuisce solo per 0,5 miliardi al valore aggiunto e 0,7 miliardi ai consumi finali.

L’ISTAT evidenzia come la diffusione del sommerso non dipenda tanto dalla tipologia di prodotto o servizio, quanto dal tipo di mercato di riferimento. La sotto-dichiarazione e l’impiego di lavoro irregolare assumono un ruolo chiave nei settori più vicini al contatto diretto con il consumatore o alla gestione domestica, mentre risultano contenuti nelle produzioni industriali e nei servizi business-to-business.

Impatto sull’economia e sulla società

La crescita costante dell’economia sommersa e delle attività illegali segnala una sfida significativa per il sistema fiscale e per la trasparenza economica. Non si tratta solo di mancati introiti: il sommerso incide sulla competitività delle imprese regolari, sulla sicurezza dei lavoratori e sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini.

Con oltre un decimo del Pil coinvolto in attività non osservate, il fenomeno resta un indicatore allarmante delle fragilità strutturali del mercato del lavoro e delle filiere produttive italiane.