“Quanto avviene è allarmante, non è la prima volta che accade, in tanti Paesi del mondo, ma è allarmante, e richiede una forte reazione, come sta avvenendo”. Così ieri il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella è intervenuto sull’attentato subito giovedì notte dal giornalista Sigfrido Ranucci. Per farlo ha scelto il discorso solenne pronunciato davanti al parlamento belga: “Questo accomuna tutti coloro che hanno la democrazia a cuore. Il giornalismo e la libertà di stampa, il giornalismo di inchiesta, qualunque forma di giornalismo è un presidio ineliminabile della nostra vita democratica”, ha aggiunto il capo dello Stato.
Anche l’Eurocamera discuterà del caso Ranucci
Una preoccupazione che accomuna anche l’Eurocamera che discuterà dell’attentato a Ranucci in un dibattito dedicato alle intimidazioni criminali ai danni dei giornalisti investigativi, previsto per martedì prossimo. L’emiciclo di Strasburgo ha infatti approvato la modifica dell’ordine del giorno con 421 voti a favore, nessun contrario e 5 astenuti. In Italia invece domani il ministro Matteo Piantedosi riferirà alla Camera su quanto avvenuto.
Confermata la querela di FdI al giornalista
Ma mentre le istituzioni discutono e manifestano solidarietà, la politica – unanimemente solidale nelle prime ore – inizia a trovare mille distinguo. A partire dal capogruppo di FdI alla Camera Galeazzo Bignami, che ospite a Start su Sky TG24 ha rimandato al mittente la proposta di rimettere tutte le querele contro Ranucci, a partire da quella presentata dal partito di Giorgia Meloni: “C’è l’esigenza di tutelare un soggetto giuridico, cioè il partito, rispetto a delle illazioni che non erano provate. Io non ho mai denunciato un giornalista. Bisogna distinguere le azioni personali con quelle a tutela giuridica”, ha detto. Quindi non si ritira niente, come tutt’ora è viva e vegeta la citazione in sede civile presentata dallo stesso Bignami contro il collega de La Notizia, Giulio Cavalli…
E la premier si fa intervistare dalla giornalista “amica”
Ma è anche la premier Meloni a finire nell’occhio del ciclone. Subito dopo la bomba contro Ranucci aveva solennemente dichiarato “la libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere”. Salvo poi rilasciare venerdì, in occasione della Finanziaria, un’intervista a Maria Latella (giornalista cooptata un anno fa da TeleMeloni, con un ricchissimo contratto), che ha scatenato ben due scioperi al Sole 24 Ore.
Alla redazione, infatti, quell’intervista fatta da un’esterna alla redazione (che lamenta in un comunicato di intervistatori scelti dagli intervistati), non era andata giù, tanto che sabato il Cdr ha dichiarato 8 ore di sciopero. L’editore (cioè Confindustria) ha fatto comunque uscire il giornale, con l’intervista e poco altro. Così il Cdr è stato costretto a un secondo sciopero, annunciato da un durissimo comunicato sindacale: “Ci scusiamo con i lettori per il prodotto indecoroso e non all’altezza della storia del Sole 24 Ore andato in edicola sabato 18 ottobre: un’accozzaglia di pezzi raffazzonati, a puro contorno dell’intervista alla premier. Un risultato indecente, da annoverare come peggiore numero del quotidiano mai realizzato”. Parole chiare…
E l’Usigrai chiede che vengano ripristinate le puntate di Report tagliate
Ma ieri si è fatta risentire l’Usigrai, per la quale su “Report” dopo l’indignazione per l’attentato servono gesti concreti. Il sindacato ha chiesto ai vertici di Viale Mazzini di ripristinare le quattro puntate della trasmissione tagliate dal palinsesto. Ha inoltre caldeggiato il Parlamento a recepire la direttiva europea contro le querele temerarie. “Se la Rai tiene al giornalismo di inchiesta e a Report, se la politica difende con convinzione l’autonomia dell’informazione, serve dimostrare che alle parole di solidarietà a Ranucci, alla sua famiglia e alla redazione seguano azioni concrete, capaci di scoraggiare chi ha creduto, con una bomba, di poter silenziare il giornalismo che fa domande”, si legge in una nota.
Per Usigrai, ripristinare le 4 puntate tagliate dal palinsesto Rai “è un segnale necessario da parte dell’Azienda, ai cittadini e ai dipendenti che si aspettano, dopo le strette di mano e gli abbracci al collega , un segnale chiaro a difesa del lavoro di inchiesta e di Report“. E “recepire la normativa europea contro le Slapp, le querele temerarie, è il passo che il Parlamento deve a tutte le giornaliste e i giornalisti minacciati, di fatto, con denunce da milioni di euro di risarcimento che, lungi dal difendere l’onorabilità di chi le promuove, hanno il solo scopo di silenziare chi fa inchieste giornalistiche su ogni potere, economico, politico o criminale”.