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Lavoro nero in risalita, altro disastro targato centrodestra

Nel 2023, con le destre al governo, il lavoro nero è tornato a crescere dopo cinque anni di calo consecutivo.

Lavoro nero in risalita, altro disastro targato centrodestra

“Il Reddito di cittadinanza era un incentivo al lavoro nero”; “Col salario minimo rischiamo più lavoro nero”. Quante volte negli ultimi anni abbiamo sentito la destra ripetere queste frasi in Parlamento e in tv? Tante, tantissime. Siccome il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, ecco che nel 2023, come rilevato nei giorni scorsi dall’Istat nel report sull’Economia non osservata, il tasso di occupazione irregolare è tornato a crescere dopo 5 anni di calo consecutivo – raggiungendo il 12,7%. Ciò non con la sinistra al governo, bensì con FdI-Lega-FI nella plancia di comando. Proprio così.

Non si tratta di un anno casuale, per giunta, bensì di quello in cui – con il decreto primo maggio – è stato abolito il RdC. Mentre la proposta di legge per introdurre il salario minimo a 9 euro l’ora, avanzata a più riprese dalle opposizioni, è stata bocciata in Aula e trasformata in una legge delega che rischia finanche di peggiorare la situazione (si veda “La Notizia” del 27 settembre 2025). Entriamo nel dettaglio. Nel 2018, prima che il sussidio anti-povertà fosse approvato, le unità di lavoro irregolari in Italia erano 3.652.000. L’anno dopo, con il Reddito in vigore, tale numero è calato a 3.586.000. Nel 2020, complice anche la pandemia, siamo scesi a quota 2.875.000. Ancora. Tra il 2021 (2.983.000) e il 2022 (2.986.000) si è registrata una sostanziale stabilità mentre, come detto, due anni fa è stato nuovamente sfondato il muro dei 3 milioni, con una crescita di oltre 145mila unità in un anno (+4,9%) per un totale di 3.132.000 unità.

“In generale, l’incidenza del lavoro irregolare è stata più rilevante nel terziario (13,9%) e ha raggiunto livelli particolarmente elevati nel comparto degli Altri servizi alle persone (40,5%)” annota l’Istat: “Molto significativa è la presenza di lavoratori irregolari in Agricoltura (17,6%), nel Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (15%) e nelle Costruzioni (12,88%)”. Si tratta di settori che – spesso e volentieri – richiedono manodopera non qualificata e prevedono contratti temporanei; quelli a cui, evidentemente, gli ex percettori di RdC “occupabili” si sono rivolti una volta perso il beneficio. Del resto, come abbiamo spiegato su queste colonne lo scorso 11 ottobre riportando i contenuti del Rapporto Caritas 2025, il Supporto formazione lavoro (Sfl) si è rivelato fallimentare, con solo 181mila individui coinvolti da settembre 2023 a giugno 2025 e 50enni che si sono visti proporre corsi da bartender. Per dirla con le parole di Ennio Flaiano: coraggio, il meglio è passato.