Antigone lancia una petizione per riportare il carcere nei confini della Costituzione

Antigone lancia una campagna e una petizione per fermare il sovraffollamento carceri in Italia, oggi al 135%. “Condizioni inumane"

Antigone lancia una petizione per riportare il carcere nei confini della Costituzione

Il sovraffollamento nelle carceri italiane ha superato il 135%. Oltre 63.000 detenuti per meno di 47.000 posti realmente disponibili. È in questo quadro che l’associazione Antigone ha lanciato una nuova campagna, accompagnata da una petizione pubblica, per chiedere al Parlamento e al Governo di riportare la detenzione “entro i confini della Costituzione”.

“Il carcere italiano è fuori dalla legalità costituzionale”, si legge nel titolo della campagna, che punta a garantire condizioni di vita dignitose e rispettose dei diritti umani. Nel 2024 gli Uffici di Sorveglianza hanno accolto 5.837 reclami per trattamenti inumani o degradanti, un dato cresciuto del 23,4% rispetto all’anno precedente e superiore persino a quello che portò alla condanna europea del 2013, la sentenza Torreggiani, quando Strasburgo sanzionò l’Italia per le condizioni di vita dietro le sbarre.

“Oggi assistiamo a quelle stesse violazioni – e in misura ancora maggiore – ma nella generale indifferenza”, denuncia Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. “Guai se a condannarci è l’Europa, poco male se a farlo sono i nostri stessi giudici. Eppure ogni condanna per trattamenti inumani è un richiamo alla nostra legalità costituzionale.”

La petizione, disponibile sul sito di Antigone, chiede una serie di interventi concreti: zero sovraffollamento con misure deflattive immediate e un maggiore ricorso alle misure alternative; connessione e affetti attraverso telefonate quotidiane e il pieno riconoscimento del diritto all’affettività sancito dalla Corte costituzionale; celle aperte e stop all’isolamento, per promuovere attività sociali e culturali e ridurre il rischio di suicidi; modernizzazione e trasparenza, con l’approvazione del nuovo regolamento penitenziario, l’installazione di telecamere negli spazi comuni e una comunicazione ufficiale su morti e suicidi.

Antigone chiede anche più personale qualificato e un piano straordinario per la salute mentale, oltre all’abrogazione di norme considerate repressive, come il reato di “rivolta penitenziaria” e alcune disposizioni del cosiddetto decreto Caivano, che secondo l’associazione hanno indebolito il sistema minorile.

“Il carcere deve tornare a essere un luogo di legalità, non un luogo inutilmente vessatorio”, conclude Gonnella. “Le 5.837 condanne pronunciate dai nostri tribunali nel 2024 non sono solo numeri, ma storie di violazioni quotidiane. Bisogna riportare la detenzione nei confini della Costituzione.”